La poesia può ancora aiutare? Giovani e Poesia

Scritto da il 24 Ottobre 2020

“La mia anima è la mia patria…”

Marc Chagall

Vi sembrerà strano questo titolo, ma sono una persona che legge poesia, che scrive poesia, che “si serve “ della poesia per aiutare i ragazzi, in particolare quelli chiusi ed introversi.

Ho infatti sperimentato la straordinaria capacità della poesia a penetrare nel loro cuore e nella loro mente. L’ho fatto attraverso svariate esperienze rivelatesi sempre valide e positive.

Ho cominciato durante l’insegnamento in un Professionale di Napoli, l’Istituto “A. Casanova”, un microcosmo fervido di entusiasmi e di generosità, ma anche di violenze e volgarità. 

Pensai allora di “servirmi” della poesia per determinare nei giovani studenti un varco che incanalasse quegli entusiasmi verso la positività del linguaggio poetico e l’estrinsecazione dei sentimenti. 

Infatti io parto dall’assioma che qualsiasi creatura umana, in particolare il giovane, ha un humus ricco di sentimenti. Sono questi che ci uniscono proprio perché creature umane. Amore, gioia, nostalgia, come dolore, malinconia o anche odio fanno parte di tutti noi, e quindi ci accomunano. 

Scrivere poesia significa aprirsi e comunicare su una base comune.

Così, al “Casanova”, un manipolo di docenti coraggiosi e sensibili mi aiutò ad organizzare un Premio intitolato al benefattore di ragazzi difficili di fine ottocento, Alfonso Casanova appunto. Si creò una giuria formata soprattutto da alunni e partì questo percorso coraggioso giunto fino alla XIV edizione. Pomeriggi interi trascorsi insieme ai ragazzi della giuria nella lettura di poesie che provenivano da ragazzi di diverse scuole. 

La premiazione finale era poi una vera Festa della Cultura poetica. Dove tutti, ragazzi giurati e ragazzi poeti, si sentivano protagonisti di qualcosa di bello.  

Un’esperienza positiva a Nisida

Ma l’esperienza forse più emozionante del connubio giovani / poesia l’ho vissuta a Nisida (Napoli), presso l’Istituto Penale Minorile, dove Dirigente e Docenti illuminati pensarono di coinvolgermi in un Laboratorio di scrittura poetica, a conclusione di una serie di incontri e di confronto con i ragazzi ospiti della struttura su sentimenti e su poesie di sentimenti. 

Per chi non è di Napoli e non conosce questa piccola isola dell’arcipelago delle isole Flegree – prima sede di ville romane, poi di un castello nel XV secolo, in seguito adattato a penitenziario da Gioacchino Murat – non può immaginare di quale bellezza sia questo luogo sul mare. Pochi i rumori, quasi deserta la strada tortuosa che si inerpica fino alla sommità dove incombe la struttura. Visione paradisiaca, mare e spuma di mare,  rocce di  tufo poroso e  voli di ampi gabbiani. 

E poi, il rumore del vento e delle onde, intervallato dalla stridula voce dei gabbiani.

Ti affascina il luogo, fin quando non entri nel Carcere e dietro di te si chiude l’alto cancello di ferro sorvegliato da poliziotti e da telecamere. Per questi ragazzi, di certo infelici nonostante tutto, quel paradiso così diventa un inferno. Di privazioni, di nostalgie, di rancori.

In questi miei Laboratori di poesia, dove intorno ad un lungo tavolo ovale si riunivano le ragazze ed i ragazzi (25) dell’Istituto per ascoltare, commentare, confrontarsi, e infine produrre, si parlava di sentimenti. I miei e i loro. Che poi sono simili, perché appunto i sentimenti sono il tessuto connettivo dell’umanità. 

Così, miracolosamente, dopo sei incontri, i ragazzi hanno prodotto le loro opere, raccolte nella silloge “I colori delle parole” (inserita nel testo “Esercizi di stile per un congedo” a cura di Maria Franco, Guida ed.). Resiliente il giallo del sole nascente di M., il verde delle risate dei bimbi di M. o  della speranza di A., commovente il rosso dell’amore per la figlia di R., o dei mille colori dell’amore di E., tenebroso il nero che inghiotte di S., quasi religioso l’azzurro di A. che canta “L’azzurro è tutto/ perché l’azzurro è Dio / e Dio è tutto”.

Impatto forte su di loro e su di me ha avuto questa esperienza: in un certo senso ha messo a nudo i sentimenti e le reazioni di noi tutti, me compresa, una di loro. Perché anche io ho nostalgie, malinconie, passioni e memorie. Come loro appunto. 

Per questo la giornalista Daniela De Crescenzo, nel presentare il libro, ebbe a dire ”I libri o suonano o non suonano. Suonano quando c’è una verità. Il libro di Nisida “suona”.

Per questo, ancora, è una meravigliosa intuizione quella di Paul Eluard:   “ La poesia è linguaggio che canta, linguaggio carico di speranza anche quando è disperato, perché reca sempre una ragione fondata sull’istinto, sulla sensibilità, sul bisogno di vivere, sull’amore della vita…”

Per questo i giovani, oggi più che mai, hanno un bisogno maggiore di leggere e scrivere poesia, nella “pandemia” culturale e morale in cui viviamo.

Foto: Pexels


Opinione dei lettori
  1. Teresa Meo   Di   11 Novembre 2020 alle 09:35

    Mi piace molto quanto è scritto nell’articolo. Sono una ragazza di 17 anni e la poesia come l’espressione di quello che sentiamo può aiutare molto noi giovani nei momenti di incertezza o di buio

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