Il ritorno a scuola

Scritto da il 31 Luglio 2020

Il ritorno a scuola. Quest’estate il tema del ritorno a scuola a Settembre è uno degli argomenti più discussi. Dopo la chiusura per l’emergenza Covid-19 le idee per il ritorno sono state le più svariate. È stato pensato ad un “ritorno non ritorno” con l’uso della didattica a distanza. Noi insegnanti abbiamo avuto esperienza di questa forma di didattica. In un momento di emergenza per la salute di tutti, probabilmente è stata necessaria. Abbiamo tutti preso dimestichezza con i mezzi informatici che avevamo a disposizione (registro elettronico, piattaforme varie, video su YouTube, lezioni online, ecc.).

Era un’emergenza. Qualcosa si doveva fare per dare una parvenza di normalità agli studenti e per assicurare loro il diritto all’istruzione. Abbiamo passato intere giornate a preparare materiali, semplificarli, adattarli a tutti, renderli accattivanti e motivanti, correggere e rispondere a decine e decine di messaggi di studenti o genitori ansiosi di vedere un compito corretto in tempi brevi. Siamo diventati un po’ più esperti nell’uso di quella tecnologia che spesso ci è sembrata distante dalla scuola quotidiana. Non abbiamo avuto orari di servizio lavorando da casa, non abbiamo avuto nulla oltre ai nostri computer e tablet, alle nostre connessioni Internet, non abbiamo avuto indicazioni su come “recuperare” quegli alunni in difficoltà, ma l’abbiamo fatto in qualche modo. Ma, come già detto, era un’emergenza.

Pensare che il ritorno a scuola a Settembre possa essere con questa modalità di lavoro, è improponibile. Quasi tutti i lavoratori sono tornati alle loro attività, chi potrebbe restare a casa con i figli per seguirli nella didattica a distanza? Fino a 18 anni sono minori, quindi avrebbero bisogno del controllo da parte di un adulto. Chi darebbe gli strumenti agli insegnante per svolgere questo tipo di didattica in una situazione non più di emergenza? Sarebbe necessario regolamentare questa modalità di lavoro con una definizione precisa dei diritti, dei doveri, degli orari. Siamo a fine Luglio. È tardi. Un’altra proposta abbastanza fantasiosa è stata quella del ritorno misto: metà alunni in classe e metà seguono da casa. Idea perfetta per ridurre il numero degli studenti a costo zero.

È di questo che si tratta. Risparmio per lo Stato che da 20 anni a questa parte ha continuato a ridurre investimenti nella scuola. Dando meno soldi, si è assunto meno personale, docente e Ata. Con meno personale in servizio, si sono dovute formare meno classi ma con numeri più elevati di studenti al loro interno. Le scuole sono generalmente molto datate. Gli interventi strutturali spesso sono di “rattoppo”: sistemazione di bagni, tetti, infissi nel migliore dei casi. Sono poche le scuole nuove, costruite di recente. Costruendo una struttura nuova si può pensare a spazi più ampi, che permetterebbero magari di mantenere in questo momento la distanza fisica tra gli studenti.

La proposta dello sdoppiamento delle classi così fatta (metà a scuola e metà a casa) non potrebbe funzionare. Non si sa con quali criteri verrebbero scelti gli alunni che stanno in classe in quella determinata giornata; non si sa chi potrebbe seguire quelli che lavorano con la didattica a distanza in quanto i genitori potrebbero lavorare. La didattica a distanza ha un’organizzazione molto diversa da quella in presenza: prevede materiali online, condivisione di schermo in caso di spiegazione, tempi diversi (5 ore o più davanti al computer sono assolutamente sconsigliate), non si può pensare che un docente possa seguire la classe in presenza e organizzare contemporaneamente lezioni online per la parte della classe che si trova a casa. Si arriva alla terza proposta, quella più logica forse: si ritorna tutti in presenza. Sembra la soluzione perfetta per tutti. Per le famiglie sicuramente.

Ma anche qui vorrei cercare il pelo nell’uovo. Come si potrà garantire la sicurezza degli studenti e del personale che lavora nella scuola? Non ci sono solo gli studenti da tutelare nella scuola. Ingressi scaglionati, mascherine all’ingresso, distanziamento, banchi singoli, gel disinfettante… Basterà? No. Le scuole e gli enti locali stanno lavorando per trovare le soluzioni migliori per la riapertura perché ogni Istituto è una realtà diversa e le regole vanno adattate alla realtà in questione. Resta un ​problema di fondo: la coperta è troppo corta per coprire bene. I tagli fatti alla scuola (di cui ho già parlato) e i mancati finanziamenti ora si fanno sentire. Le classi sono piccole con tanti alunni dentro. Si possono dividere in gruppi più piccoli: servono insegnanti per i gruppi, i collaboratori scolastici per la sorveglianza, gli spazi per poter fare lezioni in presenza. Un’idea è quella dell’uso di locali non scolastici (teatri, cinema, ecc.).

A quale studente non piacerebbe seguire una lezione seduto su comode poltroncine? A quale insegnante non piacerebbe parlare da sopra un palco? A parte quest’aspetto, si deve considerare la sicurezza in primis: chi sorveglia gli studenti quando vanno in bagno? Se qualcuno si sentisse male, che presta i soccorsi? Se il docente dovesse stare male chi sorveglia la classe? La risposta è semplice: nessuno. Senza un aumento consistente di docenti e personale Ata, non può esserci una ripresa della scuola in piena sicurezza. Mai come in quest’estate c’è stata una così grande incertezza per la riapertura delle scuole.

Le variabili in gioco sono tante, ma alla base di tutto ci deve sempre essere il diritto all’istruzione degli studenti e il rientro in sicurezza per studenti e personale scolastico. Non bisogna dimenticare, infatti, che la scuola è fatta da studenti, ma anche da docenti e collaboratori con delle famiglie a casa, a rischio contagio anch’esse se manca la sicurezza sul posto di lavoro.

Edina Kadic

Foto di Kobe Michael da Pexels

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