Scuole chiuse in Campania, una soluzione concreta in attesa del ripristino alla normalità

Scritto da il 8 Novembre 2020

Oblio tra disagi e danni agli alunni con disabilità, il Presidente dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici della Campania, Claudia Nicchiniello risponde a LaS TV.

Scuole chiuse in Campania, sembra che il Presidente De Luca stia decidendo di rimanerle chiuse. Questo che danno comporta per gli alunni con lo spettro autistico?

Il danno è diverso per gravità dello spettro. Purtroppo la legge non tiene conto della differenza tra autismo grave con bisogni assistenziali, e autismo non grave, con bisogni relazionali. Quindi la risposta in Campania è unica: stare a scuola tra banchi vuoti.

Claudia, quindi lei non condanna la decisione di De Luca?

In una situazione di ordinaria gestione, dove i bambini hanno come in altre regioni italiane servizi di assistenza scolastica specializzata, ovvero educatori, oppure operatori sanitari, il problema di trovare una soluzione alternativa alla scuola chiusa non esiste. I servizi sociali e sanitari suppliscono. La nostra Regione da oltre 20 anni ha tagliato tutti i fondi per gli interventi educativi e assistenziali. Quindi la scuola supplisce purtroppo a questo. Mi meraviglio che nei tavoli istituzionali non si sia mai discusso della enorme differenza tra un fondo non autosufficienza della Emilia Romagna per anziani e minori fragili di 500 milioni annui, ed un fondo regionale campano inesistente. Di solito ci si affida a fondi Nazionali, molto esigui, di cui spesso perdiamo traccia. Angsa Campania ha ottenuto una sentenza, ad esempio, che ha obbligato un Consorzio di Ambito campano a investire per erogare il servizio dell’assistente alla comunicazione per bambini con gravi forme di autismo. Non si può chiedere ad un insegnante di avere competenze sanitarie. Un assistente vede avere competenze specifiche di pedagogia speciale, modificazione comportamentale.

Ma nel caso che un ragazzo debba stare a scuola, lei che propone?

Abbiamo elaborato un progetto per le scuole superiori dove alcuni compagni si sono resi disponibili. Per i piccoli purtroppo i genitori non sempre danno il consenso stando a casa, con un assistente alla comunicazione o un insegnante di sostegno.

Il suo giudizio sulla domiciliazione scolastica? Fattibile o utopia? I margini affinché essa abbia un quadro inclusivo?

Sono favorevole e la ritengo una soluzione valida. l’insegnante può andare a casa solo in modo eccezionale, in mancanza di assistenti o tutor. In DAD i bambini autistici vedono tutti i compagni nella stessa situazione, tutti a casa. Comprendono una uguaglianza di fondo. Accettano la assistente o la terapista perché sono abituati ad averla accanto, essendo tutti collegati da casa e le insegnanti dall’altra parte, tutte insieme, non danno alito a marginalità. L’insegnante di sostegno in una classe inclusiva è percepita come insegnante di tutti, di fronte al bambino e vi assicuro che tutti i bambini, pure i più gravi, stanno capendo che vivere la DAD restando soli a scuola con la propria insegnante di sostegno è differente che viverla in maniera integrata da casa come tutti gli altri bambini dove il rapporto esclusivo da casa con la propria insegnante di sostegno risulti essere un’integrazione in modo funzionale alla DAD e quindi perseguire in modo ottimale gli obiettivi programmati di concerto con l’Azienda Sanitaria Locale.

Esiste un quadro normativo attuale che la promuove? Da presidente dell’Angsa Campania, Claudia può fornirci un quadro predittivo delle richieste e secondo il suo giudizio le scuole sono pronte a recepirle?

Il quadro normativo fa riferimento all’emendamento Faraone che deroga il d.lgs.66/2017 prevedendo l’opportunità dell’attivazione di progetti di istruzione domiciliare (ID) non necessariamente in condizione di soggetti ospedalizzati (SIO). Su un quadro complessivo di circa 25000 alunni con disabilità per la Regione Campania le richieste che sono state inoltrate ad oggi risultano esser numerose, ma attinenti solo a famiglie che possono permettersi anche il lusso di ospitare una insegnante. Altro discorso le scuole, che non sono preparate ad affrontare spese, organizzazione, assicurazione, ecc.

Non teme che il ruolo dell’insegnante di sostegno perda di specificità?

Occorre un rapporto di rispetto “gerarchico” tra i ruoli all’interno di una comunità educante quale è la scuola, che siano complementari e in sinergia tra loro specie tra l’insegnante specializzato per le attività di sostegno e l’assistenza specialistica. Il bambino lo sa benissimo che gli insegnanti non sono i suoi assistenti ed è diverso l’approccio che ha nei confronti delle due figure. Spesso risulta comodo non fare differenza tra le due figure professionali per assolvere a tagli garantendo la copertura oraria con una semplice addizione delle parti. I ruoli e le mansioni sono diverse ed ognuna ha il suo monteore che dev’esser garantito in base alla gravità della disabilità dell’alunno.

Doriana D’Elia


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