IL CAPITALE BAMBINO

Scritto da il 24 Ottobre 2021

E finalmente la scuola è ricominciata “in presenza” come ci era stato promesso per tutta l’estate dal Governo che, fin dal suo insediamento, aveva dichiarato la “riapertura” degli edifici scolastici agli alunni e agli insegnanti una priorità.

di Donata Baccelliere

In tutta onestà è cominciata come mi aspettavo, niente di diverso da quando era stata “chiusa”: stessi spazi, stessi numeri degli alunni per classe, stessi “sistemi di aerazione” – aprire le finestre. Una novità buona è innegabile: il cosiddetto “organico” è stato quasi del tutto presente al suo posto fin dall’inizio delle lezioni.

Dopotutto sono contenta perché i “miei” bambini sono contenti: mi è stata assegnata una classe prima e vedo ogni giorno dei piccolini felici di ritrovarsi, di chiacchierare, lavorare, giocare e anche litigare “in presenza”; la mascherina non è più un oggetto misterioso e ne conoscono funzione e regole di utilizzo, anche se non sempre le rispettano, pazienza: “fanno quello che possono e quello che non possono non fanno”, parafrasando il grande Manzi; il gel igienizzante va “come l’acqua”; il distanziamento, beh, quello è “saltato” ma, dopotutto, ci stanno dicendo che ormai non è più così inderogabile, no?

E in tutto questo però io vedo qualcosa che va oltre i bambini, in cui i veri bisogni dei bambini sono dimenticati, anzi no, non dimenticati bensì usati a giustificazione della ripartenza dell’economia “sulla loro testa”.

Le singole Istituzioni Scolastiche sono ripartite con una quantità di progetti, taluni a carico delle famiglie, altri con finanziamenti diversi in cui i bambini saranno inseriti in un giro di esperti esterni, interni, attività di varia natura: denari che girano, ci si chiede davvero per soddisfare i bisogni dei bambini e delle classi? Classi che saranno inserite in tabelle orarie stringenti, passaggi di attività nella stessa giornata non correlate tra loro, non sempre chiaramente definite nelle finalità delle competenze di riferimento?

E poi abbiamo la questione del “benessere psicologico”: quanto ci interessa il benessere dei bambini! Tanto da “medicalizzare” normali disagi generati dalla situazione indotta dell’isolamento pagando psicologi privati per gestire i cosiddetti “sportelli di ascolto”! Ma davvero ci vuole uno psicologo per ascoltare i bambini? Se così fosse dovremmo considerarci tutti una società “persa”, incapace di allevare e far crescere il suo “futuro” in modo fisiologico; forse servirebbe solo una società “sufficientemente buona”, per dirla alla Winnicot, capace di guardare i suoi figli come portatori di risorse naturali e sane che necessitano di un fisiologico e dovuto accompagnamento da parte di adulti normali e sani! Ma anche qui ci sono soldi, tanti soldi che fanno economia!

Il Terzo Settore! Eccolo qui: tutti pronti a riaprire palestre, campi di gioco, corsi di Inglese, di disegno, di cucina, di falegnameria, tutto per tenere i bimbi occupati oltre l’orario scolastico, ché riteniamo ormai che un bambino non debba mai annoiarsi e che, comunque, da solo non sappia “tenersi occupato” e, forse, riteniamo anche che la scuola pubblica con i suoi insegnanti non sia preparata: Inglese? Ma va là che i maestri non sono in grado! Ci vuole il corso! Educazione fisica? Ma dai! I maestri non li portano mai in palestra e non sono capaci: ci vogliono sempre e comunque gli istruttori – talvolta, anzi spesso, ragazzi con qualche patentino sportivo e nessuna formazione didattica e pedagogica.

E veniamo alle famiglie! Insieme ai bambini “le vittime” più segnate dalla pandemia: madri, padri, nonni in burn out genitoriale: le famiglie, pur di riportare i bambini a scuola e riprendersi i tempi di lavoro, non si fanno domande, va tutto bene! Certo c’è ‘sta storia delle mascherine, l’unica questione che sollevano, ma sì si abitueranno!

Potrei continuare l’elenco delle azioni che si stanno definendo nella scuola e con la scuola che hanno al centro i bambini come fulcro economico.

Non è che prima della pandemia la situazione fosse diversa, ma la ripartenza ha messo tutto così in evidenza che “fa scandalo”.

Cosa mi sarei aspettata? Mi sarei aspettata un’ iniziale osservazione della situazione, uno studio decentrato territorialmente per creare una mappa concreta dei bisogni dei piccoli; mi sarei aspettata che si puntasse maggiormente sulle qualità e le risorse personali degli adulti, genitori e insegnati, che hanno a che fare con i bambini, promuovendo azioni di mutuo aiuto e formazione basata sulla ricerca azione; mi sarei aspettata un investimento economico che puntasse sul lungo periodo e non sulla destinazione immediata di fondi sulla gestione di un’emergenza che in realtà ancora non si conosce in tutti i suoi aspetti; in conclusione mi sarei aspettata una ripartenza che non ripetesse gli errori che ci hanno portato al disastro che abbiamo attraversato e stiamo ancora attraversando. Ma era troppo, probabilmente! I bambini generano economia e “WHATEVER IT TAKES”, devono partecipare anche loro alla RIPRESA, o NO?


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