Valutazione del docente

Scritto da il 22 Luglio 2020

Questo è un altro punto molto spinoso della scuola in Italia.

Così come è strutturata la nostra scuola dobbiamo dividere la possibile valutazione immediatamente in almeno due settori: il primo da un punto di vista esclusivamente burocratico dove l’anzianità corrisponde, automaticamente (chissà perché) ad essere bravi; il secondo, molto più difficile ma anche importante, la bravura del docente ad insegnare.

Mentre il primo è supportato da un rigido sistema di regole che si basano su vari titoli di studio od esperenziali tutti facilmente documentabili da parte della persona interessata il secondo, ben più importante sotto il profilo umano, non ha mai trovato una sua precisa definizione, anzi, si può tranquillamente dire che in Italia non esiste anche se, onestamente, lo vedo difficile anche nei paesi da cui ci proviene questa iniziativa giacché si tratta (la lezione) di un momento particolare che è comune solo agli alunni ed all’insegnante.

Nella scuola italiana fu tentato l’introduzione di un sistema valutativo dal ministro Berlinguer ma, vuoi per la guerra accanita fatta dai sindacati, vuoi per i docenti che vogliono giudicare ma non essere giudicati il ministro ci rimise il posto!

Così dopo un can-can durato per un intero anno scolastico, tutto è tornato come prima: l’insegnante più vecchio insegna meglio di quello giovane!!!

Ritengo questa una spinosa situazione dalla quale vedo difficilmente una possibilità di uscita; di fatto, il dirigente, o comunque la persona incaricata di valutare l’operato di un docente, dovrebbe avere la possibilità di poter osservare, senza essere visto, cosa “combina” il docente quando è solo con la classe! Capirete che questo è impossibile visto l’andazzo che abbiamo preso con le varie privacy, la libertà d’insegnamento, libertà di spiegare come ritengo meglio anche con modi diversi dai soliti etc. etc. ma … i ragazzi? o i bambini? i loro diritti alla crescita ed allo studio da chi sono tutelati? La mia esperienza mi fa tristemente dire che, quando un insegnante è passato di ruolo … beh, allora si scatena e dà libero sfogo alla sua creatività, spesso costruttiva ed innovativa ma, a volte, deleteria e ossessiva fino a far desiderare o sperare nelle peggiori punizioni divine torme di alunni!

Qualche anno fa a qualcuno venne in mente di sottoporre l’utenza scolastica a dei questionari … immediatamente salutati da una totale ovazione dall’intero mondo scolastico come la panacea di tutti i mali possibili!

In realtà nascondevano diverse insidie …

Al solito devo per forza fare una divisione: una cosa è proporre dei questionari alla scuola primaria altro alla scuola secondaria.

Alla scuola primaria logicamente risponderanno i genitori, falsati dalle innumerevoli chiacchiere e dicerie che puntualmente accompagnano ogni docente, di qualsiasi ordine o grado di scuola, durante la sua carriera; infatti, quando un dirigente cambia scuola, prima ancora di arrivare  …arrivano le “voci”: tizio è severo, tizio è cattivo, tizia è brava e così via. Le stesse voci arrivano e serpeggiano tra i genitori che vengono, inconsapevolmente, influenzati da questi giudizi pregressi di altre generazioni magari con tempi e situazioni diverse da quelle attuali.

Man mano che i ragazzi crescono la situazione cambia nel senso che si può provare a chieder loro un parere sul docente anche se: si faranno falsare dalla materia insegnata (quello/a di ed fisica sarà sempre più simpatico e bravo di quello di matematica o di latino), saranno comunque influenzati dalla chiacchiere di cui parlavo prima, indubbiamente i loro genitori avranno informazioni “sicure” da trasmettere ai loro eredi e così via; concludendo solo quei ragazzi che crescendo hanno maturato una loro obbiettività (e fortunatamente ce ne sono) saranno in grado di esprimere un giudizio sulla reale predisposizione (brutto ma è così) del docente ad insegnare.

Fatti ed esaminati i famosi questionari il dirigente si trova con un altro problema: poniamo che il docente, posto in posizione rilevante nella graduatoria interna, abbia meno “mi piace” di un altro posto in …esima posizione, che si fa? Sindacalmente e legalmente è inamovibile! L’unica è parlarci, sperando che cambi modo di fare!

E qui si apre un’altra questione di tipo squisitamente umano: una persona che non è abituata a esser giudicata ed è convinta di far bene il suo lavoro, che tra l’altro fa da anni, potrebbe cambiare quello che ormai è il suo modo di essere? NO! Per cui tutto continuerà come prima.

La soluzione sinceramente non la vedo, quel che mi viene a mente è essere più attenti al momento dell’ingaggio dei docenti, magari anche una valutazione psicologica da ripetere in momenti diversi della carriera pensando, secondo i risultati, ad un periodo sabbatico, di riposo. Il lavoro dell’insegnante è un lavoro che logora la psiche e il sistema nervoso per cui, ogni tanto, sarebbe un’ottima cura il poter riprender fiato.

Tommaso  Bertelli

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels


Opinione dei lettori
  1. Daniela   Di   23 Luglio 2020 alle 16:55

    Tantissimi anni fa, credo fino agli inizi degli anni 70, il direttore didattico, girava nelle classi, controllava i quaderni e poi in base a questi, assegnava un voto ai docenti, che andava dal sufficiente all ottimo. Quello che probabilmente il direttore non sapeva, era che le maestre furbette, come la mia, ci faceva preparare dei quaderni proprio per il direttore, quaderni che così risultavano impeccabili. Ricordo ancora con quali smorfie di soddisfazione e quali fremiti, la mia maestra, ascoltava le Lodi del direttore, dopo l esame dei famosi quaderni, Lodi e complimenti fatti davanti noi alunni….penso che lei a fine anno ricevesse Ottimo, e così la sua carriera brillava. Peccato che come alunna e come ora insegnante, posso assicurare fosse una pessima maestra ,che ci ha insegnato il nulla assoluto.

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