Web Reputation: il ruolo della famiglia e della scuola
Scritto da redazione il 22 Luglio 2020
Gli adolescenti vivono un periodo della loro vita in cui è fondamentale e hanno la possibilità di mostrarsi in pubblico, che significa relazionarsi e socializzare non solo dal vivo, ma anche attraverso le tecnologie digitali.
L’utilizzo del digitale sin da giovanissimi e senza una corretta guida può far sì che confondono la propria identità personale con l’identità digitale. Infatti, i ragazzi non riescono a percepire l’importanza di ciò che deve restare privato e le conseguenze del pubblicare le informazioni personali attraverso foto, video, audio, testi, post di blog e messaggi scritti o registrati sui propri account e profili, ma anche su quello degli amici o conoscenti.
E’ importante quindi valutare bene quali informazioni pubblicare e condividere in rete, in quanto oggi la costruzione della loro identità passa sempre più on-line, commettendo una serie di azioni e comportamenti non corretti, in effetti sono delle azioni fatte con intenzione e hanno un obiettivo preciso, quello di ottenere una gratificazione e un riconoscimento immediato della propria identità nel mondo digitale e virtuale.
La condivisione di alcune informazioni delicate on-line può comportare dei rischi per la privacy oltre che per la reputazione personale, potrebbe essere messa in pericolo la sicurezza personale. Infatti, la riservatezza dei propri dati personali è tutelata dal codice per la privacy (Decreto legislativo n.196/2003, in materia di protezione dei dati personali) la cui finalità è quello di garantire nel rispetto dei diritti il trattamento dei dati personali.
Il diritto alla privacy e alla segretezza nelle comunicazioni del minore deve essere tutelato dalla componente genitoriale che hanno il dovere di proteggere il figlio da eventuali pericoli ed azioni illecite, per cui i ragazzi devono condividere con i genitori le loro password per avere con loro un rapporto di fiducia.
Gli adolescenti di oggi sono nativi digitali, inseparabili dal loro smartphone appartengono ad una generazione costantemente connessa ad una rete, purtroppo tale comunicazione on-line può annullare o ridurre il contatto reale, quindi ridurre l’empatia tra gli individui e trasfigurare l’interpretazione della vita reale.
Purtroppo è frequente imbattersi in episodi spiacevoli che potrebbero sembrare semplici scherzi ma che sono delle vere e proprie molestie capaci di procurare un disagio psicologico immediato ma che rappresentano fenomeni diffusi di cyberbullismo che non può essere osservato esclusivamente come una forma di bullismo tecnologico; qui entrano in gioco molti fattori, che dobbiamo imparare a riconoscere ed organizzarci a combattere, che rendono questi fatti molto più gravi di quelli che capitano fuori dalla rete.
La legge 29 Maggio 2017 n.71 definisce il cyberbullismo quale” qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita di minorenni ,trattamento illecito i dati personali in danno di minorenni,realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on- line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso,o la loro messa in ridicolo”.
Quindi uno dei problemi principali della Rete è la nozione di memoria infinita, dove cancellare contenuti è praticamente impossibile per una svariata serie di motivi tra i quali, anche, quello che spesso i dati inseriti lì dentro diventano di proprietà di altri soggetti che li rendono disponibili a tutti, consentendo a una vasta platea di utenti di consultare quei contenuti, favorendone la diffusione. Occorre investire nel tempo, specie quando sono giovanissimi, trascinarli fuori dalla rete Internet e far loro vivere le emozioni che la vita ordinaria regala a tutti noi.
Assieme alla famiglia, uno degli attori principali nell’educazione giovanile è la scuola che dovrebbe costruire un rapporto di complicità finalizzato ad offrire un piano formativo evoluto che interessi anche il settore delle moderne tecnologie della comunicazione.
D’altronde, quello che non riesce a fornire la famiglia, per i mille limiti che si incontrano, può essere offerto all’interno della proposta educativa della scuola.
Il ruolo dell’insegnante è importante e deve spronare i ragazzi a denunciare gli episodi di cyberbullismo, un lavoro di gruppo in classe volto a fare prevenzione resta la strada migliore da percorrere, i ragazzi vanno accompagnati all’utilizzo dei dispositivi con regole e buone pratiche che occorre sempre condividere, spiegare e contestualizzare e mai semplicemente imporre, bisogna trasmette ai più giovani l’importanza di creare relazioni positive con gli altri, basate sulla fiducia reciproca.
A presto!
a cura di ROSA REGA