Il metro liquido, l’ultimo appiglio per l’avvio dell’anno scolastico

Scritto da il 26 Agosto 2020

Nell’agosto più precario che mai e a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, si palesa il più totale disorientamento della politica di fronte al problema dell’istruzione nazionale. In un’accozzaglia di tentativi di regolamentare le nuove procedure per contrastare il contagio nei “vetusti” istituti sparsi per tutta la Penisola, il Ministero dell’Istruzione trova il tempo anche di correggere le fake news sui social, segno che la comunicazione che parte dal dicastero di viale Trastevere è un colabrodo, poiché alle inesattezze si risponde con i fatti e non con le puntualizzazioni. Un fatto potrebbe essere individuare pochi e saldi punti da indirizzare al personale scolastico per organizzarsi in modo serio, ma di tempo ormai ve n’è  davvero poco e sembra che quasi tutto venga lasciato alla sorte, nella speranza che  qualche divinità possa intercedere per evitare il caos più totale.

Dalle ormai direttive dell’ultima ora del Ministero dell’Istruzione sembrano divergere gli intenti di sindacati e dirigenti, che minacciano l’incrocio di braccia e tintarelle fin qui rimandate. In effetti la beffa, così definita dal presidente dell’ANP Giannelli, è al capitolo finale. Difficile, e forse davvero impossibile, capire come nel giro di poche settimane il metro assuma caratteristiche così poliedriche. Dai due di distanziamento siamo passati al metro dinamico, che subito dopo è diventato statico; poco dopo abbiamo sentito parlare di metro tra le rime boccali immaginando che in un’aula ci siano dei manichini con sembianze di scolari; verosimilmente uno scenario poco probabile per chi in un’aula ci entra davvero! 

E ora, come ultimo appiglio, ci ritroviamo a misurare le distanze tra gli studenti  con un metro adattabile, un metro liquido dunque, che si adegua alle rigide e invalicabili forme strutturali delle istituzioni scolastiche, e più seriamente alle palpabili incoerenze e inadeguatezze programmatiche per l’avvio del prossimo anno scolastico. 

Ci sono voluti  5 mesi per avere un quadro più preoccupante del covid stesso, inadeguato alle richieste dei  dirigenti, dei docenti e di tutto il personale scolastico. Arrivare ad un compromesso in centimetri invece di avere delle certezze organizzative e procedurali non rappresenta un risultato soddisfacente;  dopo il duro lavoro, serio, degli uffici e dei dipartimenti si attendevano risposte, altrettanto serie, che sarebbero dovute arrivare sì dopo il parere del comitato tecnico scientifico, certamente importante, ma a prescindere da ciò che capiterà. Una differenza di gestione del settore scolastico non di poco conto. Occorreva progettare  linee di azione che avrebbero dovuto evidenziare una definita volontà (politica?) sulla scuola,  più che una mera attivazione di provvedimenti  rigorosamente secondari agli “oracoli” . Occorreva una guida sull’avvio dell’anno scolastico, un programma di interventi fattibile che garantisse il proseguimento delle lezioni nel modo migliore possibile e, soprattutto, adeguatamente regolamentato. Invece siamo in balia della liquidità, dei pareri, delle voci, dei documenti che dovranno arrivare, degli interventi che si dovranno attivare e soprattutto delle smentite, delle puntualizzazioni sui social. E’ tutto molto precario, è tutto 

molto liquido, per dirla alla Bauman. Se non si intravede terra ferma, si rischia così di affogare.

Simona Mastroddi 

Foto di ClaradoodlaK da Pixabay 


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