Il tappo educativo 1/3 – Il dietologo obeso

Scritto da il 8 Novembre 2020

Vi fareste prescrivere una dieta da una persona visibilmente obesa? E cosa pensereste di un medico che rifiutasse di farsi visitare? Tutti sappiamo che coerenza ed esempio sono fondamentali in una leadership efficace e che incoerenza e mancanza di esempio bloccano il movimento-base dell’apprendimento/comunicazione, ovvero dare- ricevere volontariamente. E vi siete mai chiesti se qualcosa del genere non sia strutturalmente incarnato nella scuola? Se una contraddizione radicata e trasversale non crei un tappo educativo a tutti i livelli, dalle leggi ministeriali fino alla prassi comune? Mi riferisco a due pilastri scolastici: la FORMAZIONE e la VALUTAZIONE. La classe docente forma quotidianamente gli allievi ma non ha a sua volta un sistema di formazione propria permanente, sistematico, collegiale: istruirsi/aggiornarsi/correggersi è lasciato prevalentemente all’iniziativa singola ed è obbligatorio (per davvero) solo prima del reclutamento. Così, una volta passato dall’altra parte della cattedra, il docente che non vuole continuare ad essere istruito da altri ha buon gioco nell’evitarlo, salvo piccoli adempimenti ogni tanto; e quello che invece la formazione la cerca ha difficoltà a trovarla qualificata e, comunque, laddove accada, raramente essa sarà sistematica, strutturale, collegiale. L’esempio più emblematico? Il nulla cosmico fornito dal MIUR ai precari nuovi che vengono pacacadutati digiuni nelle classi: per loro che avrebbero un bisogno enorme di formazione – a beneficio degli studenti – nulla è strutturalmente previsto, mentre chi insegna anche da tanti anni, se passa di ruolo, ha un anno di tutoraggio e corsi. E la valutazione? È l’altra faccia della medaglia. Quella parte di lavoro che un docente esercita ogni giorno nei confronti dei suoi allievi è la stessa che, dispiace dirlo, molti insegnanti temono e rifiutano se applicata a se stessi da qualcun altro (INVALSI, RAV, preside, genitori, allievi ecc.). Qui si crea il tappo educativo fondamentale: l’insegnante che giudica senza voler essere giudicato è la cellula-tipo di un sistema che, nonostante i suoi sforzi, è – dalla base al vertice – prevalentemente autoereferenziale e autoprotettivo. Non può funzionare bene perché è intrinsecamente contraddittorio come il dietologo obeso. A parere di chi scrive, dal sistema-scuola che non forma e non valuta in modo sistematico, permanente, strutturale il corpo docente deriva gran parte delle problematiche scolastiche. E chi valuta i docenti? E chi li forma? E come? Voi che dite? Marco Picchianti Castelfranco Piandiscò (AR)


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