27 gennaio. Perché la Memoria

Scritto da il 25 Gennaio 2021

“ Niente imprime una cosa così intensamente nella memoria quanto il desiderio di dimenticarla” Michel de Montaigne

Premessa Insegniamo ai nostri ragazzi a “ricordare”. Sembra un luogo comune. Invece, oggi soprattutto, è un modo per creare un fondo vitale di pensiero e di valori che darà poi i suoi frutti. Una delle date entrata nella Memoria collettiva è il 27 gennaio, la giornata per commemorare le vittime dell’ Olocausto . Tale giornata è stata designata dalla risoluzione 60/7 dell’ Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’ Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola- Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. E misero in luce una delle peggiori vergogne che l’umanità ha potuto commettere. Non esprimerò commenti o riflessioni. Persone ben più autorevoli lo hanno già fatto e lo faranno. Torno invece, proprio nel ricordo, ad una Mostra che si organizzò “ Gli Ebrei Sotto il Regno Sabaudo”. U na mostra di forte interesse storico e culturale, organizzata dal

Direttore Antonio Mussari al Museo del Mare di Napoli, (di cui ero allora Presidente come Dirigente del Nautico “Duca degli Abruzzi”), in collaborazione con Gianfranco Moscati , un uomo di cultura e di interessi profondi, un uomo sereno che ha saputo far nascere dalla propria sofferenza il bene altrui. È l’incarnazione di quella particolare dote che gli psicologi chiamano “résilience” , la capacità di trasformare il male ricevuto in Amore per gli altri. Gianfranco Moscati è diventato un benefattore elargendo generosamente i proventi della vendita dei suoi cataloghi e libri all’Ospedale pediatrico Alyn di Gerusalemme ed alla Ludoteca e scuola Scialoja di San Giovanni a Teduccio (Na). Ecco, di questo vorrei parlare. Del bene che viene fuori dal male, non delle crudeltà disumane commesse. Perché questa a mio avviso è la vera risposta per sconfiggere il buio. E questo è il modo più efficace per intervenire, concretamente, senza troppe teorie, sulla mente e sul cuore dei ragazzi. Ricordate Anna Frank’: “ Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora” Per questo della mostra parlo in particolare della parte riservata ai Bambini della Shoah. I bambini della Shoah Talvolta, riguardando le immagini documentarie degli Ebrei annientati, soprattutto le immagini dei bambini, come creatura umana, parte del genere umano, mi sento anche io responsabile di quanto è stato perpetrato nei confronti degli Ebrei da altre creature umane. Per molte sere ho letto e riletto le brevi note riguardanti il tredicenne Franco Cesana di Mantova , un “piccolo

uomo” coraggioso che decise di andare con i partigiani per raggiungere il fratello. Ho riletto più volte la lettera indirizzata alla mamma in cui spiega con maturità di giudizio le motivazioni di una scelta che gli costerà la vita, ma soprattutto ho guardato il suo volto nella foto, con gli occhi vividi e il sorriso sereno ed un po’ spavaldo, di chi alle soglie dell’adolescenza pensa di poter sconfiggere le brutture del mondo. E non sa ancora che sarà il mondo ad annientare lui. E che dire poi di Sissel Vogelmann di Torino , la bimba di soli 8 anni sacrificata ad Auschwitz, ridente nella foto al parco, e dei suoi disegni pieni di luce e di colore? Sono disegni disarmati, disarmanti, che si contrappongono incredibilmente alla follia degli assassini: di chi uccise Sissel, Franco o Anna Franck. Ma incredibilmente, Sissel, Franco o Anna rappresentano la certezza, offuscata dai tormenti della fine, che la Storia, per quanto sontuosa o mostruosa, è sempre un lampo, con i suoi momenti tragici e vergognosi, mentre a rimanere indelebili nella memoria sono il sorriso di Sissel, la certezza di Franco e la nobiltà del perdono di Anna. Incredibilmente, Sissel, Franco, Anna , da bambini vittime di violenze spietate, diventano piccole divinità, quelle che hanno sempre incarnato la disumana antinomia fra affetto e vita, fra le due grandi fatalità: il generare e il morire. Conclusioni Per le conclusioni mi affido a tre frasi di autori diversi e di suggestione diversa. Elise Cabbot scrive “ Il male brucia solo un momento, ma si lascia dietro un guscio carbonizzato” significare la dannata scia di rancori e desideri di vendetta che segue alla violenza. Ma ad Elise Cabbot si contrappone Primo Levi con la frase, che diventa emblema della ri-costruzione, “Quando non si può dimenticare, si prova a perdonare” O quella di Liliana Segre quando dice : “Siate farfalle che volano oltre i fili spinati”

Foto di lucia parrillo da Pixabay


Opinione dei lettori
  1. Gaia Rubba   Di   25 Gennaio 2021 alle 21:26

    Articolo delicato e importante. Il tema è crudele, soprattutto se si ricordano quei bambini e i loro dolori..ma essenziale parlarne, ricordarlo e spiegarlo ai più giovani. Personalmente non penso che un orrore tale possa essere perdonato ma che almeno non si ripeta più in nessuna forma..di emarginazione, di soprusi, di diversità. Grazie all’autrice Procaccini per lo spunto di riflessione.

  2. Carlo Crispino   Di   26 Gennaio 2021 alle 09:11

    Bellissimo articolo. Un insegnamento per le nuove generazioni. Bisogna guardare al presente e al futuro, con uno sguardo attento al passato.

  3. Francesco MUSSARI   Di   26 Gennaio 2021 alle 10:21

    La lettura di questo articolo ha suscitato in me un pensiero : se l’umanità “ricordasse” di più farebbe molto meno male di quello che viene perpetrato.

  4. Giovanna Anziano   Di   26 Gennaio 2021 alle 15:22

    Toccante il commento di Angela che anche nel Male più oscuro recupera il seme della Vita.Mi ritorna l’immagine struggente di quel bimbo che Benigni continua a far giocare con la promessa di un premio,in un mondo spietato di adulti spinti dal potere e dall’odio.
    È il chiaro messaggio della tragedia che genera palingenesi e catarsi..e che dai quei campi arsi e falcidiati ..fa ancora nascere un fiore.

  5. Renato Occhiuzzi   Di   27 Gennaio 2021 alle 14:44

    Oggi è la giornata della memoria, nella quale si ricorda la liberazione degli ebrei imprigionati ad Auschwitz…
    È anche, per combinazione, il mio compleanno… e sono felice di questa casuale coincidenza…
    Questo giorno mi fa venire in mente mio padre, fascista convinto, che però, da medico, vestito con la divisa fascista (era capitano medico) andava sui monti, con gli occhi che gli venivano bendati, a curare i partigiani feriti…
    Mio padre era fascista perché, nato nel 1910, era cresciuto condizionato dal fascismo… ma, e lo ricordo molto bene, era una persona da rispettare al massimo, con principi sanissimi…
    Ho con me tante tessere a lui rilasciate di “Libero passaggio per il capitano dott. Osvaldo Occhiuzzi nel territorio di questa repubblica partigiana…”
    Perché questo ricordo? Perché si può essere avversari, ma mai nemici, e mio padre non era nemico di alcuno…
    Mio padre era molto severo, e parlava con grande disprezzo del razzismo, ed ho di lui questo ricordo: “Mai tradire l’umanità che è in te”…
    Nel “giorno della memoria”, mio compleanno, mi è sembrato giusto ricordarlo.

  6. Pietro   Di   27 Gennaio 2021 alle 14:58

    Grazie, Angela per il tuo sensibile e profondo contributo . La memoria degli eventi è e sarà per sempre lacerante ma è di vitale importanza contribuire sempre ad alimentarla, nonostante il dolore immenso che ci arreca.
    Grazie di cuore, Angela

  7. Mauro   Di   28 Gennaio 2021 alle 18:41

    Un articolo da far leggere a una generazione adolescenziale, quella attuale, che ha smarrito tutti i valori e che vive la vita con troppa superficialità.

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