Scuola di fotografia, dalla formazione al lavoro

Scritto da il 9 Novembre 2020

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109 milioni di risultati,  questo il dato che viene fuori digitando sulla barra di ricerca di google  la frase corso di fotografia, se poi ci inseriamo entrambi i termini, corso e corsi, si arriva a oltre 16 milioni di risultati, niente male neanche gli oltre 15milioni di link che indirizzano a contattare le più svariate associazioni fotografiche professionali o dilettantistiche. E poi ci sono le accademie, le scuole, i laboratori, gli studi le mostre. Tante tantissime mostre e il mercato, di tutto di più. Esiste perfino un’associazione di fotografi specializzati nella fotografia dell’infanzia, 61 componenti dei quali 51 sono donne. In Italia abbiamo ben 282 Enti per la raccolta e la registrazione di archivi fotografici storici.  E poi c’è la  FIAF (Federazione italiana associazioni fotografiche) nata con lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia  amatoriale, con sede a Torino, fondata nel dicembre 1948, che conta oltre 520 circoli con un numero di soci, “sparpagliati su tutta la Penisola, che si aggirano sulle 7mila unità. Proprio in considerazione del costante interesse di tanti giovani nei riguardi della fotografia, non solo come hobby, ma soprattutto come professione , abbiamo contattato il professore Ernesto Albano, docente presso  l’Istituto Professionale Alfonso Casanova di Napoli, dove insegna Tecniche Audiovisive, per avere informazioni sul percorso formativo relativo a questa disciplina di studio, un tempo denominata “laboratorio di fotografia”.  Albano, che tra l’altro è un ex alunno dello stesso Istituto si è reso subito disponibile, rispondendo via mail alle nostre domande  << L’audiovisivo è molto articolato: nei primi due anni si insegna fotografia con dei cenni al cinema, dal terzo anno in poi si pratica fotografia e  riprese video. Inoltre, nel programma di formazione è inserita la post produzione con l’utilizzo di software come  Photoshop,  Premier e Edius. Molti dei nostri alunni dopo aver conseguito il diploma proseguono il loro percorso di studio in accademia>>

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Il professore parla con orgoglio di alcuni ex allievi  oggi apprezzati professionisti come Mario Enrico che collabora in rai, di Bruno Bellopede che insegna anche lui al Casanova e di Carlo Apollo docente presso  L’ Istituto di Giffoni Valle Piana. Il professore vede la fotografia come una professione che se svolta con passione e preparazione tecnica può dare molte soddisfazioni, anche economiche, precisando un aspetto essenziale per il futuro dei neo diplomati.  <<Le allieve e gli allievi devono mettere in conto, entrando a far parte di eventuali progetti lavorativi, un periodo di gavetta necessario a fare esperienza sul campo. Devono mostrarsi umili nell’ascoltare e imparare dai veterani. Solo cosi si diventa dei bravi professionisti>>

Ricordando  l’ultimo progetto realizzato: la mostra “Che dici Totò” (dialogo con gli artisti), che ha promosso anche la pubblicazione del libro “Il Principe Antonio De Curtis”, edito da Giorgio Mondatori, il professore confessa che ogni volta che deve realizzare un lavoro fotografico prova sempre una grande emozione, che cerca di trasmettere ai propri alunni. Ma come si insegna fotografia al tempo del COVID ?  << Oggi viviamo un periodo particolare, insegnare laboratorio in  DaD (Didattica a Distanza) non è semplice, andiamo comunque avanti , cercando di trasmettere anche stando davanti a un computer nozioni ed emozioni, cercando di dare alla classe, da docente, tutta l’esperienza acquisita negli anni>> insomma cari futuri fotografi: Insistere e persistere.

Come contributo utile, per i giovani interessati a questo percorso formativo, riportiamo le testimonianze di due professionisti, che hanno trasformato la loro passione in un progetto Aziendale e di un non professionista che ha fatto della ricerca sociale una Mission

Mario Laporta, la fotografia tra passione e professione

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Mario Laporta, fotografo professionista e docente presso l’Accademia delle belle arti di Napoli, si adopera da sempre per promuovere attraverso eventi e mostre, la storia e i concetti che hanno fatto grande la disciplina fotografica.  Il suo incontro  con la fotografia  inizia a 13 anni quando lo zio,  fotografo cerimonialista, lo prende come aiutante e portaborse . << Una esperienza altamente formativa, che ricordo con grande affetto e gratitudine,  per quello che ho imparato. Grazie ad essa sono stato in grado di affrontare gli altri ambiti di impiego della fotografia>>

Iniziata come flashista, la carriera professionale di Laporta prosegue con la formazione sul campo, ottenendo un ottimo ritorno lavorativo come fotografo cerimonialista, si specializza anche nelle riprese video e nella  conversione dei filmati da analogici  a digitale. 

Ha percorso quasi tutti i campi della fotografia, lavorando con tutti i formati, dal 35mm al banco ottico. Inizia con la F1, la MotoGP e il Rally. Collabora con l’agenzia Lucky Star,  si associa nello studio MEMINI con Oreste Lanzetta e Cesare Accetta ed è fondatore, insieme a Valeria Tondi dell’Agenzia Controluce. Collabora, a livello internazionale, con l’Agenzia Reuters. È coordinatore per i collaboratori del Sud Italia dell’agenzia AFP ed è fondatore insieme a Roberta Basile, Salvatore Laporta, Alfonso di Vincenzo e Carlo Hermann dell’associazione fotografi professionisti KONTROLAB. 

<<Esperienze che si sono rivelate importantissime nel mio attuale settore che è il fotogiornalismo. Disciplina che richiede rigore,  composizione, curiosità e criterio informativo. Mi piace pensare che “la mia fotografia” sia sempre passione, ma il mestiere è importante e a volte ti tira fuori da situazioni non solo scomode o pericolose, ma specialmente da quelle imbarazzanti. Serve empatia, indispensabile per  entrare nelle situazioni e nelle storie, senza fare “storie”, specie nell’ambito delle norme che regolano privacy e informazione visiva>>

Sul tema “fotografia come impresa” conferma che i rischi,  soprattutto in questo periodo emergenziale, sono tanti e approfondisce un aspetto sulla “concorrenza  improvvisata”  <<Oggi qualsiasi persona può acquistare un corredo fotografico dignitoso e cominciare a fare foto per immettersi in un mercato che non conosce e che quindi la sfrutterà fin quando ne avrà bisogno e fin quando altri non faranno la stessa scelta, immettendosi nello stesso mercato che ha già bruciato quelli prima di loro>>  Ma ci tiene a precisare che  ultimamente Testate e Brand importanti, per corredare articoli o pubblicizzare prodotti, hanno ricominciato ad avvalersi di professionisti che stabiliscono contatti tra loro e l’evento. E tra loro e la filosofia del prodotto da valorizzare fotograficamente.

<<Questa professione ti permette di partecipare a eventi straordinari, come essere sparati dal ponte di una portaerei con un aereo, andare in mongolfiera, oppure giù, nei fondali marini con un sommergibile. Incontrare e fotografare poeti, scrittori, attori, scienziati e premi Nobel, di documentare scoperte scientifiche e archeologiche o di godere di un’opera d’arte da soli, scoprendo dettagli che tra la folla non potresti considerare.  Ma questa professione ti chiama anche ad essere testimone  di tragedie, come guerre, alluvioni, terremoti. Ecco, un fotografo, fotogiornalista in special modo, fa questo. Ho fatto questo. E ne sono felice.  I progetti sono tanti. Non si sa mai se vedranno poi la realizzazione, ma è importante averne, sempre. L’insegnamento e la promozione di eventi restano al momento impegni saltuari, mi approccio a questi campi, come divulgatore, mai mi approprierei di ruoli che non mi competono e nei quali ci sono professionisti affermati che svolgono egregiamente la loro attività>>

Toty Ruggieri, dietro un click c’è sempre un progetto

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Toty Ruggieri è un fotografo professionista , docente di fotografia presso le Accademie di Belle Arti di Catanzaro e di Napoli. Sul suo sito web sono elencate ben 14 competenze fotografiche, tra le quali: il reportage in bianco e nero, il ritratto, la moda, lo Still Life.

Alla fine degli anni 90’ realizza diversi reportage sulla “Condizione Giovanile” e sulla ricostruzione in Campania e collabora con l’agenzia Americana Global Photo come corrispondente dall’ Italia. Dal 1988 al 1991, in collaborazione con l’associazione Via Nova promuove un laboratorio di fotografia per i ragazzi a rischio dei Quartieri Spagnoli di Napoli, con il contributo della Regione Campania, del Comune di Napoli e della Comunità Europea. Partecipa con l ‘Associazione Quartieri Spagnoli al progetto della Comunità Europea Quartiers Crisis, per la riqualificazione delle periferie delle città Europee e, come rappresentante della Commissione Italiana, partecipa al convegno svoltosi a Mulhouse in Francia. 

RITRATTO DI ANTONIO RUGGIERI

<<Anche se sono figlio d’arte, mio padre era fotografo, mi sono avvicinato alla fotografia per curiosità, scoprendo che non mi annoiava. Fotograficamente ho spaziato un po’ dappertutto, prendendo consapevolezza del fatto che dietro a un semplice click, oltre alla passione e alla tecnica, c’è sempre una documentazione di studio a supporto del soggetto o dell’argomento da riprendere. Ho iniziato come fotogiornalista, collaborando con Redazioni italiane ed Estere. Ma ad un certo punto ho dovuto prendere una decisione, i giornali pagavano sempre meno, inoltre la libertà di espressione era spesso prevaricata dalle linee editoriali, asservite alla politica di turno, mi sono sentito in gabbia ed ho preferito praticare qualcosa di veramente sublime sotto l’aspetto della comunicazione mentoniera, ho preferito lavorare nella moda e nella pubblicità che almeno li è chiaro che si tenta di vendere un sogno e di non regalare verità assolute >>

Per quanto riguarda la legge sulla privacy, Ruggieri ammette che non è facile esprimersi, perché se da una parte la normativa è a tutela di tutti, la stessa inibisce in parte il lavoro di chi pratica foto informazione. << Il fotogiornalismo è diventato poco praticabile sotto questo aspetto perche il fotografo rischia, se non valuta il contesto della notizia, di trovarsi oggetto di denuncia civile, se non addirittura penale. Consiglio ai giovani reporter di leggere con attenzione la normativa, magari consultando il sito italiano del garante della privacy>>

In merito alla fotografia come impresa, ricorda che qualche decennio fa bisognava investire tanto denaro, mentre oggi con 10mila euro puoi essere competitivo anche se precisa <<la differenza non li fanno i costi ma quello che hai in mente>>

Al momento Ruggieri è professionalmente impegnato in progetti nel campo della moda, ma la passione per la formazione e l’insegnamento resta un suo punto fermo << Cerco di trasmettere ai miei studenti la riflessione che chi pratica la fotografia ha grandi responsabilità di comunicazione  e deve essere consapevole che non basta premere l’otturatore per ottenere un risultato. Perché una foto, anche la più semplice , richiede sempre un progetto tecnico e creativo>>

Giuseppe Maione, la ricerca sociale come Mission

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Giuseppe Maione comincia a interessarsi di fotografia negli anni 2000, durante questo periodo  conosce e si confronta con molti professionisti, sperimentando  vari campi di impiego. Si appassiona alla  Street Photography e alla fotografia giornalistica. << Relazionarsi con le persone, documentare fotograficamente  le realtà sociali e urbane nelle quali vivono è per me una mission creativa e progettuale irrinunciabile>> dichiara Maione, che ha collaborato con diverse associazioni che svolgono attività sociali nelle periferie e che si occupano di bambini. Esprimendo anche una propria riflessione sull’attuale situazione della professione e sulla privacy << Oggi la fotografia non attraversa  un bel periodo , è come se fosse  “ morta “. Molti professionisti ammettono che è difficile riuscire a vivere con questo lavoro. Per quanto riguarda il rapporto tra fotografia e privacy, penso che dipenda molto dal contesto in cui ti trovi a fotografare>>

 Il suo ultimo lavoro, che documenta il “di dentro “ delle Vele di Scampia, è stato proiettato il 15 ottobre, durante la rassegna “Un altro Sguardo sulla Fotografia”, allo spazio Museum Mostre in Largo Corpo di Napoli. Una manifestazione dedicata a fotografi non professionisti. Immagini di grande impatto visivo,  aggressive e quasi timide allo stesso tempo. La sua ricerca sulle anime di Scampia è cominciata nel 2010 ed è ancora un “Work in” aperto. Ha partecipato a collettive e a concorsi. Al momento,  avendo un lavoro abbastanza impegnativo,  ha messo in pausa i propri progetti fotografici. Ma siamo sicuri di rincontrarlo.

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