L’EFFETTO PIGMALIONE E IL LATO OSCURO DELLA FORZA

Scritto da il 6 Febbraio 2021

Credo che ogni insegnante sia potenzialmente un eroe per i propri alunni, ma potrebbe diventare anche un mostro cattivo. A te come piacerebbe essere considerato? Un Dart Fener o un Luke Skywalker? I risultati che puoi ottenere dai tuoi alunni possono essere enormemente diversi a seconda del ruolo che decidi di rivestire. Di fronte alle sfide quotidiane in classe, passare al LATO OSCURO DELLA FORZA è un attimo, e quando succede le conseguenze sono nefaste, sia per te che per i tuoi alunni. Un’ancora di salvataggio può essere imparare a distinguere tra le OSSERVAZIONI che fai e i GIUDIZI che emetti!! Hai mai provato a osservare quante volte, parlando con i tuoi alunni, confondi queste due modalità espressive? E magari quando emetti sentenze senza neppure rendertene conto ti stranisci perché ti rispondono male… Questo fenomeno si chiama effetto Pigmalione e comporta che ogni giudizio negativo che diamo a un nostro alunno diventa una profezia che si auto-avvera. In altre parole si tratta di un pensiero o una convinzione che ha il potere di influenzare il proprio comportamento e le proprie aspettative nei confronti di sé stessi o di qualcun altro, tanto da determinare proprio ciò che si pensava. Ad esempio se io mi convinco di non essere portata per la matematica, non mi impegnerò più di tanto negli esercizi e, quindi, durante la verifica farò molti errori, ottenendo un voto basso che confermerà la mia convinzione iniziale di non essere portata per la matematica. Se viceversa è la maestra a pensare che il bambino non sia per niente portato per la matematica, potrebbe essere incline a non chiamarlo spesso alla lavagna o a proporgli esercizi più semplici rispetto ai compagni. Facendo così però non stimolerà il bambino ad esercitare maggiormente le sue capacità matematiche, rischiando di favorire prestazioni scadenti che andranno a confermare la convinzione originaria. La buona notizia è che l’effetto Pigmalione funziona anche in positivo! Ti faccio un esempio. Se dici: “Non studi mai” – mentre consegni una verifica andata male – è una sentenza che non lascia scampo. Il “condannato” di turno, l’accoglierà con un pensiero del tipo: “beh, allora è inutile che io ci provi”. Se dici, invece: “Dato l’esito della verifica, mi rendo conto che non hai compreso/studiato questo argomento” – contribuisci a circostanziare la tua osservazione a quella specifica verifica e rendi il cambiamento ancora possibile. Se ci rifletti bene, il senso è completamente diverso. Con la seconda affermazione infatti, tu e il tuo allievo potete ancora fare qualcosa per migliorare i risultati. Ti segnalo, inoltre di fare attenzione all’uso generico degli avverbi di tempo (sempre, mai, ogni volta che). Sono pesanti e suscitano in chi ascolta un atteggiamento di difesa o, ancor peggio, di rinuncia. Fai attenzione anche a ciò che dici quando parli con i colleghi, ad esempio durante gli scrutini. Evita come la peste frasi del tipo: “non migliorerà mai”, “è una causa persa”, o “non capisce niente”. Sì lo so, capita di pronunciarle per dar sfogo alla propria frustrazione, ma ricorda che queste sono “frasi killer” che ti deresponsabilizzano sui risultati ottenuti, ti distolgono dal vedere i seppur piccoli miglioramenti e contribuiscono a rafforzare il senso di ineluttabilità della situazione. Ricorda, quindi, che le aspettative che hai sui tuoi alunni sono un elemento determinante del processo educativo, in quanto hanno il potere di influenzare gli stessi in modo positivo o negativo. Esserne consapevoli è di fondamentale importanza per consentire a tutti gli alunni, anche quelli più deboli, di avere una possibilità di migliorarsi.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *



La Esse Radio

La Esse Radio

Traccia corrente

Titolo

Artista