Israele – Palestina | Mascherare, tra discriminazione e persecuzioni
Scritto da redazione il 11 Novembre 2023
di Francesco Bussi
Oggi per l’ennesima volta ho ascoltato una riflessione sulla risorgenza dell’antisemitismo. Stavolta Massimo Giannini.
Le due situazioni citate riguardano gli attacchi a cittadini europei o statunitensi di religione ebraica e le grida delle piazze arabe e musulmane.
Nel primo caso si tratta dei soliti nazisti euro-atlantici che conosciamo bene e nessun governo ha mai voluto bloccare davvero.
Nel secondo caso, l’accomunare gli israeliani agli ebrei è la risposta che cercano da sempre anche il governo e il popolo israeliano: essere identificati con tutti gli ebrei e in particolare con le vittime della Shoah (vedi pagliacciata dell’ambasciatore israeliano all’ONU).
A queste due manifestazioni antiebraiche Giannini, come al solito, associa le manifestazioni nazionali e internazionali di sostegno alla Palestina e le proteste delle università statunitensi.
Il vulnus che sta dentro queste ricostruzioni è non distinguere Israele dalle comunità ebraiche e dalle vittime della Shoah, sono tre cose diverse. La Shoah è una tragedia europea nata e sviluppata dalla cultura europea ed è la tragedia dell’umanità nel suo insieme, precipitata su un popolo per la sua volontà di conservare la propria identità. Giannini insiste su questo, definendo progrom l’attacco di Hamas. Ma progrom continui i palestinesi subiscono da decenni nelle loro case, nei loro villaggi, nelle loro città da parte dell’esercito israeliano e dei coloni.
L’arresto immotivato di migliaia di palestinesi (8000), la distruzione delle case lo sradicamento dalla propria terra, come deve essere chiamato, se non con i termini con i quali definiamo i comportamenti dei cristiani in Polonia, in Russia in Ucraina nei secoli passati e fino al 1940 contro gli ebrei?
Dopo il 1940 inizia la parte più grave del razzismo antiebraico, la deportazione e lo sterminio. In piccolo, cos’è la deportazione di 700.000 Palestinesi nel 1948 e poi tutte le altre discriminazione e persecuzioni contro i palestinesi in Israele e nei paesi circostanti? Chi avrebbe mai potuto immaginare che gli ebrei che sfuggivano dall’Europa post bellica applicassero lo stesso razzismo (imparato in Europa) ai palestinesi per giustificare di costruirsi una patria, cacciando altri da casa loro?
Non è certo Shoah, è Nakba!
Capiamo che l’Europa abbia gradito questa soluzione dello stato ebraico, tanto gli arabi palestinesi potevano andarsene altrove… (Sic!) e gli europei coltivare il loro antisemitismo e razzismo profondi. Ma chi era dovuto scappare dalle proprie case o era sfuggito per sbaglio alla macchina nazista e fascista dello sterminio come ha potuto pensare che togliere la casa ad altri potesse essere una soluzione alla sofferenza subita?
Chiudo con l’invito ai tanti che oggi continuano a schierarsi con Israele, identificando le sorti di Israele con quelle degli ebrei, a fare le corrette distinzioni: senza distinzioni non si fa comprensione, non si applica nessuna logica.
Si fa il gioco degli antisemiti e degli israeliani, si può essere solo o con gli Ebrei o contro gli Ebrei. Invece no, ci sono ebrei, cristiani, atei, musulmani per bene e altri criminali, ci sono organizzazioni di tutte le religioni e di tutte le comunità che operano in senso umano e altre in modo criminale.
(Mi rendo conto che ho usato il termine “umano” solo in senso positivo. Ovviamente tutto ciò che fanno gli uomini è umano, ma ciò che gli uomini fanno con rispetto dell’umanità di ciascun altro è “umano” nel modo più evoluto del termine, del “prendersi cura” dell’altro, non di prevaricarlo!)
Francesco Bussi