Storytelling: LA GRANDE SCOMMESSA

Scritto da il 11 Maggio 2021

Siamo esseri di “narrazione” e da quando eravamo bambini abbiamo acquisito una lingua per spiegare queste storie che portiamo dentro di noi”

Con questa sua celebre massima Jerome Bruner sollecita il mondo della scuola ad avviare una rivisitazione filosofica e metodologica dell’attività didattica. Se, infatti, come afferma lo psicologo e pedagogista americano, ogni individuo, calato nel fiume della cultura a cui appartiene, scopre il mondo ricreandolo attraverso una narrazione soggettiva che si confronta con quelle collettive, allora la scuola non può prescindere dalla narrazione come strumento per formare e dare senso alla vita del singolo e della collettività. Compito della scuola è trasmettere cultura, ed essa, secondo  Bruner, è essenzialmente «una “cassetta per gli attrezzi” che consentono l’adattamento alla civiltà, un modo di risolvere crisi e problemi.

Nella “cassetta degli attrezzi” l’insegnante deve avere vecchie e nuove procedure. Tra queste la narrazione è un’attività fondamentale, la forma espressiva da sempre utilizzata nella storia dell’essere umano. La sua finalità è da sempre quella di attribuire significati, al di là delle norme condivise, a tutto ciò che ci circonda, alle esperienze vissute». ( La cultura dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 2004.) La narrazione, del resto, in ogni civiltà, è da sempre una pratica sociale ed educativa che risponde a molteplici e complesse funzioni: dal “fare memoria” alla condivisione di esperienze collettive, dall’apprendimento al puro intrattenimento, consente all’uomo ad ogni latitudine di vivere e rendersi perenne nel tempo.

Certo oggi ha assunto il nome meno esotico e più dinamico di storytelling , ma mantiene intatta la sua natura. Esso infatti coniuga le due “capacità” di uno scrittore, quella del saper raccontare, arricchendo la narrazione di dettagli stilistici, di metafore, allitterazioni e onomatopee, in grado di dare personalità al testo; e quella di far riferimento alle proprie esperienze di vita, per dare emozionalità al testo essere in grado di entrare intimamente in contatto con te stesso, così che le sue emozioni diventino parole. A ben vedere si tratta di uno strumento davvero potente dal punto di vista didattico che punta e ad educare gli allievi a leggere, interpretare, raccontare il mondo dentro e fuori di sé per sentirsene parte integrante e consapevolmente protagonisti.

In un’ottica pedagogica poi, introdurre lo Storytelling nella della scuola primaria e secondaria permette di superare il modello verticale di apprendimento, il classico percorso didattico che ha sempre meno da dire in quest’epoca interattiva e multidisciplinare segnata dalla contaminazione concettuale  e dalla riconfigurazione di contenuti, discipline, saperi. È difficile ,infatti, pensare che oggi l’unico detentore delle informazioni e dei processi valutativi sia il docente o che si possa  svilire il processo di apprendimento riducendolo a un mero accumulo di informazioni. Portare lo storytelling in classe appare, dunque, una necessità e ancor più un’opportunità irrinunciabile visto che il metodo narrativo consente agli studenti di costruire autonomamente il proprio sapere facendolo viaggiare parallelo ai programmi didattici tradizionali, di ricostruire i confini, le direttrici e le opportunità di un mondo sempre più liquido e intangibile. I riscontri sono confortanti: nelle classi coinvolte in progetti o laboratori di storytelling si registrano sensibili miglioramenti nelle capacità di apprendimento. degli studenti, portati a remixare le informazioni e a creare con le proprie mani una conoscenza che prima non c’era o non era organizzata in un format specifico. 

S’impara divertendosi e si riducono i rischi connessi ai deficit di attenzione. Negli ultimi anni,  poi, si assiste sempre più alla diffusione del Digital Storytelling, tradizionale arte del racconto legata però al web. La differenza principale sta nel fatto che il racconto classico segue una serie di regole di forma e di lunghezza, diversamente dall’online al quale queste regole non si adattano bene. Si tratta di stare al passo coi i tempi attraverso un costante riadattamento che stimola studenti e docenti a costruire nuovi percorsi di senso all’interno dell’istituzione scuola, ridiscutendo in modo positivo e creativo i reciproci ruoli. Sollecitata dalle continue istanze della modernità, infatti, questa didattica partecipativa favorisce nuove forme di apprendimento e invoglia lo studente a rivestire  un ruolo attivo nella sua formazione. Inoltre, carica le nozioni trasmesse di un significato simbolico ed emotivo, per cui fa dell’argomento studiato materia viva, palpabile e, non da ultimo, favorisce l’immedesimazione rispetto al tema trattato e la consapevolezza del proprio ruolo di soggetto chiamato ad approfondirlo.

A ben vedere la narrazione digitale  intanto è in grado di ampliare gli scenari di apprendimento in quanto consente ai ragazzi di usare la propria esperienza e creativitá per “sfornare” prodotti multimediali all’interno del curriculum di studio. Non a caso le attivitá di Digital Storytelling in classe si inseriscono nella logica dei percorsi di apprendimento student-centred secondo cui l’allievo diviene protagonista del proprio processo di apprendimento e può mettere a frutto le proprie conoscenze, competenze e creativitá per realizzare prodotti originali nella forma di video,  libri, fumetti e poster come esito dei propri apprendimenti.

Così per gli allievi piú giovani le attivitá potrebbero richiedere, ad esempio, la collaborazione fra pari per la creazione di un testo interattivo o di una storia inventata; per studenti piú grandi, la narrazione digitale potrebbe consistere nel resoconto di un’esperienza maturata sul campo — con la conseguente riflessione sulle implicazioni per la propria crescita personale — ovvero nella rielaborazione personale di concetti chiave e contenuti legati alla disciplina oggetto di studio nell’ottica di una didattica per competenze. Deve far riflettere il fatto che, sebbene dotati di un forte intuito digitale, i ragazzi spesso navigano in rete con scarsa consapevolezza e senso di responsabilità.

Ecco perché risulta indispensabile diffondere in classe l’apprendimento collaborativo che supporta le competenze comunicative, interpersonali, la ricerca di soluzioni collettive ai problemi, lo spirito di squadra e di leadership,  competenze rilevanti in tutti gli ambiti, compresi quelli professionali. Integrare scenari di apprendimento attivo nella didattica significa soprattutto offrire ai ragazzi la possibilità di costruire la conoscenza in modo significativo per sé (apprendimento attivo), riflettere ed interiorizzare i contenuti (apprendimento profondo),dare senso alla propria realtà ed identità (apprendimento autentico). Naturalmente il Digital Storytelling non s’improvvisa e necessita di alcuni step preliminari. Molto importanti sono, infatti, la progettazione dei percorsi di apprendimento collaborativo, la conoscenza delle diverse tipologie di narrazione digitale e le norme in tema di rispetto del copyright per immagini, video e brani musicali. Ma i docenti cosa ne pensano?

La titubanza iniziale con cui si sono avvicinati al digital Storytelling ha presto lasciato spazio all’entusiasmo e alla creatività con la quale hanno accolto la sfida di mettersi in gioco e sperimentare nuovi percorsi didattici dimostrando ancora una volta di essere pronti ad innovare la propria didattica di fronte alle potenzialità offerte da metodologie e strumenti che aprono a scenari di apprendimento attivo e significativo per i loro allievi. Non a caso la grande scommessa del Digital storytelling è che richiede un cambio di prospettiva nel modo di lavorare in classe imponendo di passare  dall’insegnamento per istruzione all’ apprendimento per feedback : l’allievo  Protagonista, il docente  Guida.

Foto di Tumisu da Pixabay 


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