Marmolada: la questione climatica e le responsabilità

Scritto da il 4 Luglio 2022

Oggi, dopo la catastrofe di ieri sulla Marmolada, è tutto un fiorire di accuse al modello di sviluppo e all’impatto della umanità contemporanea sul clima: ciò dovrebbe dare spiegazione dei morti sulla salita al ghiacciaio.

di Francesco Bussi

Si tratta di un furbesco cambio di scala, messo in atto da molti con finalità diverse.
L’ambientalista d.o.c. approfitta per rilanciare il suo afflato etico, per ribadire quanto il cambiamento climatico sia problema grave e nettamente prioritario nelle agende delle società contemporanee.
Altri però si appellano al cambiamento climatico per annacquare le responsabilità più specifiche.
Esiste, infatti un livello intermedio di responsabilità di tutti i soggetti pubblici e privati che, da decenni, sono addetti a monitorare il livello dei ghiacciai e di evidenziare le condizioni di rischio.
C’è anche la norma specifica e il complesso delle spese connesse al coordinamento delle attività di conoscenza e operative:

Legge 24 febbraio 1992, n. 225
Art. 1
Servizio nazionale della protezione civile
1. E’ istituito il Servizio nazionale della protezione civile al fine di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.
2. Il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, per sua delega, ai sensi dell’articolo 9, commi 1 e 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400 (2), il Ministro per il coordinamento della protezione civile, per il conseguimento delle finalità del Servizio nazionale della protezione civile, promuove e coordina le attività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle province, dei comuni, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale.
3. Per lo svolgimento delle finalità di cui al comma 2, il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, per sua delega ai sensi del medesimo comma 2, il Ministro per il coordinamento della protezione civile, si avvale del Dipartimento della protezione civile, istituito nell’ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 21 della legge 23 agosto 1988, n. 400.

Una responsabilità ancora più prossima si dovrebbe riscontrare nei gestori delle attività turistiche: si sapeva benissimo che le temperature elevate, fuori dell’ordinario non potevano garantire la tenuta del ghiacciaio.

Anche senza maliziosità, non può sfuggire che non si è attuato quanto previsto dalla legge sopracitata ed è molto difficile non considerare la grave imprudenza di chi specula sulla montagna: dal servizio di guida autorizzato ad accompagnare i turisti, ai gestori dei parcheggi ai piedi della montagna, all’autorità pubblica che ha lasciati aperti i sentieri, anche a costo di mettere a repentaglio la vita del turisti.

Diciamola così! Un conto è pensare, a ragione, che ciascuno di noi è responsabile di ogni catastrofe avvenga in qualsiasi parte del mondo: ciò finisce, oggi, per coincidere col dolore per queste morti.
Cosa diversa è la responsabilità di chi è tenuto a misurare e monitorare la sicurezza dei luoghi e di chi deve trasformare questi dati in decisioni di gestione del territorio e di autorizzazione delle diverse attività e degli usi possibili.

Per questi soggetti il richiamo ai cambiamenti climatici è solo un gioco a nascondino, per far dimenticare i compiti loro specifici. Per analogia è un po’ la stessa cosa di spacciare per fatalità la devastante frequenza delle alluvioni che nascono dagli abusi edilizi e dalla costrizione dei fiumi in alvei inadeguati entro bacini fortemente cementificati.

Dietro ci sono sindaci e uffici comunali che hanno omesso di colpire l’abusivismo o, peggio, hanno messo in atto piani urbanistici degradanti di equilibri territoriali fragili.
Per questa tragedia, come per molte altre catastrofi, bene fa la magistratura ad aprire indagini.
Sarebbe importante, però, giungere a colpire, con immediatezza e implacabilmente, eventuali comportamenti pubblici e di soggetti privati superficiali, omissivi, certamente gravemente colpevoli, per la gravità del disastro avvenuto ieri.

Foto Wikimedia


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