Il falso problema

Scritto da il 3 Luglio 2020

Ancora una volta ci si vede costretti a denunciare l’inconsistenza di questioni notoriamente estetiche ma ostinatamente investite di importanza… questa volta lo specchietto per le allodole teso a distrarci da cose sicuramente più urgenti riguarda il posizionamento dell’ambito civico-istituzionale – se in lungo o in largo piuttosto che in obliquo o piramidale con monte-ore ‘x’ piuttosto che ‘y’ al momento!

E lo dico subito, è un non-tema (già dal lontano1958 con l’allora ministro alla P.I. Aldo Moro, tra rimaneggiamenti o integrazioni di sorta, i curricola disciplinari implicano eccome la formazione in ambito civico! …senza parlare del fatto che soprattutto le ultime ‘riforme’ della scuola muovendo alla transdisciplinarità aprono a questioni di ‘cittadinanza attiva’ che
di per sé invesono ogni ambito del sapere specialistico, e non!).

Mi piacerebbe, piuttosto, che ad essere affrontate fossero le questioni vere, e che le si affrontasse in modo serio e non ordinario; una questione urgente, è ad esempio quella di definire con chiarezza l’intento effettivo, ultimo della prassi invalsi; lo chiedo perché la prassi degli invalsi sembra ribadire costantemente la stretta dipendenza del fattore socioculturale degli studenti da quello economico-strutturale; ora, se sia sensato testare cosa/come, non è da discutere qui, voglio restare al tema, e dico – il dato di cui sopra, è l’intento degli invalsi? O voleva essere (prima di trasformarsi in pura prassi ordinaria) la premessa da cui muovere per il fine ultimo? e il fine ultimo tra l’altro è facilmente intuibile! del resto, non potrebbe mai essere ‘ultimo’ limitandosi a constatare quanto già, notoriamente, di fatto! quindi.. a monte della data premessa, mi chiedo se, e quando, sarà possibile affrontare la questione (non più rinviabile) di una reimpostazione metodologica dell’asse formativo nel suo complesso; è necessario un ripensamento il cosa/come/quanto/quale curricolo – in relazione ad ordini/gradi di istruzione scolastica; ed è necessario tanto più oggi in relazione al sistema sociale multietnico della nostra contemporaneità.

Cominciamo col chiederci perché NON conseguono idee, fatti e azioni mirate risolutive di nessun gap specifico tra le diverse aree del Paese, potremmo rispondere a noi stessi che la transizione verso un cambiamento non sembra prospettare una visione di paese?! Probabile! In ogni caso urgono interventi di senso che colmino quei vuoti anziché
semplicemente evidenziarli; brutalmente potrei dire che è quasi inevitabile che le attese-pretese didattiche, quasi scientificamente finiscano per essere disattese, un esempio su tutto, la lettura: perché
ribadire che ‘lo studente medio legge poco’ se di fatto lo valuteremo sul curricolo previsto? Dunque come si vede la questione riguarda le criticità visibili ma in relazione al loro superamento che non la giustificazione dell’inerzia.

Sara Raciti

Foto: Pexels


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