Bes: cosa possono fare i genitori?

Scritto da il 26 Luglio 2020

Sono una mamma di un ragazzino di 15 anni (ha frequentato il 2° anno di un Istituto Tecnico) che ha incontrato, soprattutto all’inizio della scuola superiore, alcune difficoltà in quasi tutte le materie. Durante le scuole medie, per quanto i docenti avessero notato una certa pigrizia e/o facile stancabilità, è riuscito a portare a termine in maniera soddisfacente il suo percorso di studio. I docenti della scuola superiore mi hanno informato dell’eventualità che possa rientrare nei cosiddetti Bisogni Educativi Speciali (BES)…in concreto come potrebbe evolvere la situazione? Aggiungo che mio figlio ha timore di essere affiancato da un docente per un supporto scolastico (sostegno).

In presenza di difficoltà scolastiche è prassi per i docenti informare la famiglia degli studenti e sollecitare approfondimenti se tali difficoltà persistono. È opportuno richiamare la definizione dei Bisogni Educativi Speciali-BES (C.M. n.8/2013) in cui rientrano sia i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia) che i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività, per la comune origine nell’età evolutiva e il quoziente intellettivo nella norma. Tali disturbi sono diagnosticati da un esperto o da un équipe multidisciplinare (servizio privato o pubblico-ASL). Diversa è la situazione in cui non è presente o redatta alcuna relazione medica dove è il Consiglio di classe ad individuare situazioni di disagio socioculturale e/o svantaggio linguistico e a definire il Bisogno Educativo Speciale. Tutte queste situazioni, appartenenti ai BES in cui il funzionamento cognitivo risulta essere nella norma (Q.I. pari a 100 ± 1 ds), non sono supportate dal docente di sostegno. Quindi, ritengo opportuno, per lo sviluppo delle reali potenzialità del ragazzo, approfondire le difficoltà segnalate dai docenti. Se dovesse rientrare nei BES è il Consiglio di Classe ad averne cura, con la stesura di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) senza la figura del docente di sostegno. Aggiungo l’importanza della sua serenità affinché il ragazzo possa affrontare al meglio le sue difficoltà.

Lucia Bocchetti

Questa sezione, dedicata alle perplessità, domande ed incertezze di docenti, genitori, educatori e “curiosi” (curiosità intesa come quel sentire che fa muovere il mondo appartenente ad uno spirito colto) è curata dalla dott.ssa Lucia Bocchetti, docente, psicologa di comunità, pedagogista, progettista e formatrice di corsi dedicati a docenti e genitori, con un’esperienza ventennale in campo scolastico ed extrascolastico.

Foto di Free-Photos da Pixabay 

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