INFANZIA, IMPERATIVO CATEGORICO: RECUPERARE IL GAP

Scritto da il 2 Ottobre 2020

Fin dai primi provvedimenti ministeriali allo scoppio della pandemia, i cittadini più piccoli, quelli  della fascia 0-6 – sono stati i grandi assenti dal dibattito politico. Improvvisamente tranciati tutti i fili relazionali col mondo esterno, con decreti sempre più limitanti la libertà personale, i bambini si sono visti superare perfino dai nostri amici a quattro zampe, a cui è stato riconosciuto il diritto ad uscire per espletare i bisogni fisiologici. Sgombriamo il campo: le limitazioni  sono state necessarie, legittimate da una situazione sanitaria senza precedenti. Ma il paradossale paragone con gli animali domestici la dice lunga sull’importanza attribuita dalla nostra classe politica al tema dell’educazione dei più piccoli, limitandosi a un uso strumentale volto a contenere un problema mai veramente affrontato: quello delle politiche di sostegno alle famiglie i cui membri sono lavoratori attivi. Sono passati circa due secoli dalla nascita delle prime strutture assistenziali, ad opera di Ferrante Aporti, ma la percezione della scuola d’infanzia come luogo di custodia, è dura a morire. La macchina dell’istruzione è ripartita, lasciando sul campo le macerie di problemi logistici, organizzativi e culturali in cui, ancora una volta, il primo ordine scolastico ha interpretato il ruolo di una Cenerentola tappabuchi.

Quali ripercussioni, nel lungo periodo, dobbiamo dunque attenderci dall’improvvisa e forzata interruzione della frequenza scolastica? In letteratura, non sono attualmente disponibili dati che ci dicano le conseguenze sullo sviluppo cognitivo e socio-affettivo dei bambini. Possiamo solo attingere alle notizie di segno opposto: ovvero i benefici che la frequenza dei servizi educativi hanno prodotto sullo sviluppo di competenze socio-relazionali fondamentali e che germinano proprio in questa fascia di età. Competenze, queste sì, ampiamente misurabili e misurate nel corso della carriera scolastica degli studenti, e perfino durante la vita adulta, con l’inserimento nel mondo professionale. La competenza linguistica, per esempio, è strettamente correlata alla qualità delle prestazioni scolastiche che trascinano con sé la capacità di attenzione e la memoria come componenti essenziali per il raggiungimento del successo scolastico, oltre che lavorativo. Altresì, non vanno trascurate le competenze relazionali, ossia la capacità di empatia, il dominio e la gestione dell’universo emozionale. Per osservare e pianificare strategie adeguate sugli effetti del lockdown , dobbiamo rimandare alla frequenza della scuola primaria. Il dato che però ci può confortare, sia come insegnanti che come esponenti del mondo adulto, responsabile del benessere psicofisico dei bambini, è che un eventuale gap sarà recuperabile e sanabile. A patto che lo stato italiano decida di mobilitare ogni risorsa materiale e umana in questa direzione.

Serafina Ignoto, Palermo

Foto di _Alicja_ da Pixabay 

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