L’emergenza sanitaria e la dimensione fisica e affettivo- relazionale

Scritto da il 25 Ottobre 2020

Ore 8.20 scuola primaria

Fuori dalla scuola in attesa che i cancelli vengano aperti, si possono scorgere i genitori con i loro bimbi; genitori silenziosi, muniti di mascherine, rispettosi delle distanze. La maggior parte dei bimbi è precisa, impeccabile, ferma, resta accanto al proprio genitore, saluta con la manina l’amichetto lontano, gli sorride con gli occhietti vispi e furbetti; poche le urla, poche le risate e pochi gli schiamazzi; è impossibile catturare le espressioni dei loro visi. Si aprono i cancelli, i bimbi in fila indiana, dopo aver salutato velocemente i genitori , varcano la soglia del cancello e si dirigono silenziosi verso la maestra, posizionata in un punto raccolta; qualche bimbo, di prima primaria, piagnucolante si avvicina alla maestra per essere rassicurato, tenta di aggrapparsi al vestito, ma quella manina viene delicatamente bloccata poiché necessario rispettare le regole vigenti.

Un altro bimbo allunga la mano verso quella del compagnetto, ma, anche questa viene bloccata… non è possibile, viene invitato a camminare da solo. Ahime‘ distanze… distanze… Ecco gli alunni si dirigono, silenziosamente e sempre in fila indiana, verso i padiglioni che accolgono le classi. La lezione ha inizio! La mattinata sarà accompagnata da movimenti limitati nei percorsi prestabiliti e da norme di comportamento prefissate. Purtroppo, l’emergenza sanitaria ha evidenziato anche una emergenza nella dimensione fisica e affettivo-relazionale. Il mondo scolastico e anche quello sociale sta attraversando un radicale e sconvolgente cambiamento, sebbene sia legato ad un provvedimento necessario per impedire la diffusione del virus, rappresenta un elemento grave di alterazione dell’equilibrio psico-affettivo individuale. Si sta procedendo ad una rivoluzione silenziosa in senso relazionale della soggettività: è come se tutti fossimo stati costretti ad abbandonare la certezza dell’IO indipendente e sovrano. Ci siamo scontrati con il bisogno di elaborare delle perdite sia fisiche, che emotive, siamo stati costretti ad abbandonare le nostre abitudini da un girono all’altro. Cambia la nostra vita di relazione. Dobbiamo stare attenti a tutto e a tutti. Sembra che sia la realtà a determinarci in modo preponderante. I rituali abitudinari delle manifestazioni degli affetti come la stretta di mano, il bacio, l‘abbraccio, le carezze, sembrano quasi completamente scomparsi.

Soprattutto la dimensione fisica e corporea ha subito uno smacco, perché costretta a ritirarsi, a starsene in un angolo, in attesa che la tempesta passi, che il virus venga definitivamente sconfitto. Chi ne soffre di più è il corpo. Si, perché col pensiero ce ne facciamo una ragione, mentre il corpo vorrebbe esplodere, manifestare fino in fondo la gioia di essere fratelli e sorelle, ma non può. Questo digiuno fisico, concreto, ci fa comprendere quanto sia importante e prezioso il nostro corpo. Esso non è solo la sede delle reazioni fisiche, ma il luogo concreto ove manifestiamo chi siamo! I bimbi, poi, abituati a esprimere in modo predominante la vicinanza amicale con i segni del corpo, sono sicuramente contratti e soffrono di questa limitazione. Cosa fare? Nell’attesa che in qualche modo il virus venga sconfitto, è necessario, per quanto possibile, aiutare, soprattutto i piccoli a sostituire il corpo con lo sguardo o altre manifestazioni che non eravamo abituati a utilizzare, come la mano sul cuore, il sorriso, la strizzata d’occhi e soprattutto il linguaggio, la parola. Tutto ciò nell’attesa di abbracciarci tutti di nuovo, perché, nonostante le fatiche, questo è il desiderio struggente in ciascuno di noi. Un abbraccio di cuore a tutti voi.

Insegnante e Pedagogista Antonella Rita Pisu (Villaspeciosa)


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