La frattura tra la vita e la scuola

Scritto da il 29 Novembre 2020

Prendendo spunto da una tematica posta da Roberto Pellegatta nell’introduzione di un numero di una rivista dedicata alla leadership scolastica, intendiamo affrontare il delicato argomento della relazione labile che ha sempre contrassegnato le due dimensioni in oggetto: la vita con le sue esigenze pratiche e la scuola italiana “edificata” per lo più su un’organizzazione teorica.

L’argomento, nell’ultimo ventennio, è stato già trattato da importanti Istituti economici, commissioni,  organi parlamentari e organizzazioni socio-economiche di livello europeo. In verità, anche il legislatore italiano, nei trascorsi venti anni, ha  introdotto alcune riforme per ridurre il gap fra la dimensione pragmatica della vita  e quella della scuola incentrata soprattutto sull’aspetto teorico

Eppure, quanti di noi avranno pensato o hanno sentito dire: “ma come si faceva una volta?”

La domanda è lecita e meriterebbe un’ analisi approfondita, ma, noi, in questa sede ci limitiamo ad evidenziare alcuni punti della questione relativi alle azioni dei Dirigenti scolastici poste in essere per convogliare la comunità educante verso la direzione del “fare studiando.”

Quindi la vera domanda da porsi è: “se è vero che il progresso ed i mutamenti sociali avanzano con ritmi velocissimi, la scuola in che percentuale deve conservare la tradizione e quanto dovrebbe aprirsi all’innovazione?”

I Dirigenti scolastici, sono stati chiamati in prima fila (non è una novità), ad affrontare questa impresa e, in certi casi,  sono stati fatti pregevoli sforzi dal punto di vista didattico verso la “vita”, ad esempio attraverso sperimentazioni nuove come l’Alternanza Scuola Lavoro (oggi PACTO)  e soprattutto con l’introduzione del service lerning molto diffuso negli Stati Uniti e nell’ America latina. Ci è piaciuto evidenziare la metodologia del service learnig per gli effetti benefici che ha avuto e che potrebbe avere nella società italiana al fine di ottimizzare la formazione e l’educazione dei cittadini di domani in una società in cui è ancora necessaria una spinta verso lo sviluppo del senso di appartenenza al territorio, l’inclusione e l’integrazione del diverso, dell’anziano, dello straniero e più in generale dell’altro. Bisogna radicare nei giovani il convincimento che il pensiero divergente e  “l’altro da noi” devono essere considerati una risorsa e non un ostacolo, in questo senso,  non è da meno l’importanza del dialogo con l’anziano  dal quale potrebbero emergere tratti della memoria storica del nostro Paese.

I Dirigenti ormai sono consapevoli delle nuove pressioni che la vita ha sulla dimensione scolastica ed è per questo che sensibilizzano il corpo docenti, i tecnici di laboratorio ed ATA per inserire  la sperimentazione e l’azione nella didattica tradizionale.

A proposito di tradizione, ma come poter conciliare le due dimensioni nella pratica? La risposta potrebbe essere ovunque, anche nei libri di storia medievale ove nei capitoli dedicati alla diffusione del monachesimo si legge che la scansione della vita dei monaci era basata sull’ora et labora.

Il matrimonio tra vita e scuola è sempre stato possibile.

Lucia Pollio, ” Dirigenti per Laesse”

Foto di Henry Nicholson da Pixabay


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