IL COOPERATIVE LEARNING A SOSTEGNO DELLA DIDATTICA INCLUSIVA

Scritto da il 24 Febbraio 2021

Il cooperative learning è una modalità di apprendimento che si basa sull’interazione all’interno di un gruppo di allievi che collaborano, al fine di raggiungere un obiettivo comune, attraverso un lavoro di approfondimento e di apprendimento, che porterà alla costruzione di una nuova conoscenza. L’apprendimento cooperativo è quindi una visione pedagogica e didattica che utilizza il coinvolgimento emotivo e cognitivo del gruppo come strumento di apprendimento, in alternativa alla tradizionale lezione frontale. Sebbene la metodologia del cooperative learning si sia diffusa in ambiente scolastico solo da pochissimi decenni a questa parte, le sue origini risalgono addirittura alla fine del 1700, quando il reverendo ed educatore anglicano A. Bell ideò e applicò in India, dove si trovava in missione, un sistema di mutuo insegnamento tra pari, poi noto come peer tutoring. Un suo conterraneo, Joseph Lancaster, lo riprese e inaugurò a Londra nel 1798 una scuola per fanciulli poveri. Non avendo le risorse economiche per retribuire gli insegnanti, Lancaster improntò la didattica della sua scuola su un metodo di insegnamento reciproco tra gli alunni. Questo innovativo sistema si diffuse rapidamente oltre confine e fu sostenuto ed incoraggiato da pedagogisti e psicologi del calibro di Dewey, Lewin, Piaget, Vigotsky. Approdò anche in Italia grazie a Federico Confalonieri. Gli studi approfonditi condotti sull’argomento hanno evidenziato come questa metodologia sia fortemente efficace se rivolta ad una didattica inclusiva di alunni con DSA, BES, appartenenti a minoranze linguistiche e culturali, incidendo, pertanto, in maniera significativamente positiva e favorendone l’integrazione, in quanto essa incrementa la motivazione all’apprendimento attraverso la stretta collaborazione tra pari. Quando la classe, infatti, assume un atteggiamento cooperativo piuttosto che competitivo, anche gli studenti diversamente abili possono contribuire al successo del gruppo, e per questo vengono più facilmente da esso accettati. Lo stesso Vigotsky sostiene che “il mettere insieme delle diversità, dal momento che ognuno è portatore di una diversità, offre la possibilità a tutti di arricchirsi”. Per questa ragione i gruppi devono essere composti in modo quanto più eterogeneo possibile, in quanto questo rappresenta la possibilità di offrire una risposta personalizzata ai bisogni educativi di ciascuno, e in special modo a chi presenta la necessità di Bisogni Educativi Speciali. La personalizzazione, che non significa assolutamente individualismo, ma che anzi da esso prende le distanze, e l’integrazione, o meglio inclusione delle diversità, rappresentano occasioni di conoscenza delle differenze, di lavoro comune e modalità di trovare il proprio percorso personalizzato e individualizzato, in un contesto sociale e principalmente scolastico di solidarietà, cooperazione e rispetto reciproco. L’apprendimento diviene così significativo e autonomo, di contro a quello mnemonico e passivo, basandosi sull’esperienza in grado di destare gli interessi vitali del soggetto che apprende. Tutto ciò conferma gli studi condotti da Carl Rogers, secondo il quale “ il sistema di istruzione centrato sulla persona e in un clima favorevole, stimola un apprendimento più profondo, poiché in tale processo è investita l’intera persona, non solo a livello cognitivo, ma anche emotivo. In un simile ambiente è fondamentale il ruolo del docente, per ciò che concerne la composizione dei gruppi di cooperative learning, nell’assegnare loro i compiti da svolgere e nel valutare in itinere i progressi ottenuti. Docenti e alunni devono operare in perfetta sinergia affinché nei gruppi si realizzi una perfetta amalgama tra tutti i soggetti coinvolti, soprattutto i cosiddetti “anelli deboli”, i più bisognosi di essere accettati e inclusi. Solo in tal modo l’apprendimento cooperativo diviene pienamente significativo e non discriminante, in buona sostanza INCLUSIVO.

Foto di StockSnap da Pixabay 


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