Un’esperienza che apre il cuore alla speranza

Scritto da il 4 Aprile 2021

Proprio nei giorni in cui Napoli piangeva la povera professoressa Ornella Pinto, brutalmente accoltellata dall’ex marito davanti al figlioletto di 4 anni, si avvicinava la festa del papà e, come da tradizione, in tutte le scuole d’Italia ci si è preparati a festeggiarlo il 19 marzo. Nonostante la recrudescenza di femminicidi in questi mesi di pandemia, nei quali si assiste a manifestazioni del meglio e del peggio dell’animo umano, è giusto dare anche testimonianze che aprono il cuore alla speranza che il cammino per la parità di genere e per l’interiorizzazione di principi come il rispetto reciproco tra gli esseri umani stia comunque continuando.

Voglio condividere la mia esperienza: insegno in una Scuola dell’Infanzia di Napoli dove la programmazione didattica dell’intera settimana è stata dedicata, ovviamente, alla figura paterna e per l’ultimo giorno abbiamo previsto una sorta di laboratorio con i papà.
Lavorare in lead con i padri è stata una cosa insolita perché, pur essendo molto flessibili sull’orario per andare incontro alle difficoltà dei genitori (la cui presenza è indispensabile data la tenera età degli alunni) generalmente è un’attività di cui si fanno carico le madri.
Ebbene, in quell’occasione i papà sono apparsi ben felici di vivere questo momento d’intimità con i figli; hanno partecipato ad una serie di attività giocose che prevedevano, alla fine, una sorta di intervista. Alla domanda:
PAPA’ COSA AUGURI A TUO/A FIGLIO/A PER IL FUTURO?
abbiamo notato con gioia che le risposte, tutte espressione d’amore, avevano in comune un messaggio importante, uguale sia per i padri dei maschietti che delle femminucce:
AUGURO A MIO/A FIGLIO/FIGLIA DI ESSERE UNA PERSONA REALIZZATA!

Stiamo forse intravedendo il tramonto di un mondo in cui le donne sono considerate un possesso degli uomini e pertanto come scopo principale della propria vita hanno quello di assoggettarsi alla loro volontà?

E’ bello crederlo! Tutti, e soprattutto chi svolge un ruolo incisivo nella formazione culturale delle nuove generazioni oltre le famiglie, quindi in primis i docenti, possiamo e dobbiamo accorciare i tempi di questo tramonto. Si tratta di un lavoro certosino, delicato per la necessità di mantenere l’equilibrio con l’imprinting familiare … un messaggio troppo in opposizione con esso rischierebbe di essere rifiutato a priori mentre se si riesce a insinuarlo gradualmente sarà sicuramente più incisivo. Si può iniziare a far sapere, per esempio, fin da piccoli ed ovviamente raccontandolo in modo edulcorato, che l’8 marzo non è LA FESTA DELLA DONNA ma la commemorazione di una “brutta esperienza” vissuta da alcune donne, anche perché secondo la ferrea logica infantile con la diffusa ed errata definizione di FESTA della DONNA si inoltra un messaggio discriminatorio al contrario… infatti un bambino mi chiese: “Maestra quando viene la festa dei MASCHI?”

Foto di StockSnap da Pixabay 

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