L’ANNO CHE SARA’…

Scritto da il 8 Ottobre 2021

Aule che si riempiono e corridoi che sussurrano, la scuola finalmente prende vita, alti e bassi ci hanno accompagnati lungo questi due ultimi anni, dapprima a casa per interi periodi, poi si rientra e poi di nuovo a casa. Quasi per miracolo si trova la soluzione al problema che affligge l’intera umanità, il covid che ormai convive con noi, così arriva il vaccino che strepitosa invenzione, vedi il vaiolo nello storico ‘700,ora il vaccino anti-covid.

Forse finisce un’epopea che ha visto coinvolti uomini-eroi che hanno salvato altri uomini, tutto questo sa di disumano, fantascientifico. Entrare nelle classi quasi non mi sembra vero, ho l’impressione di essere uscita dalle scene di un film, nel quale qualche cosa sarà andato storto, ma nel film si recita la parte e allora scrollo le spalle, qualcosa mi percorre le vene che non è sangue, ma una carica elettrica che mi avvolge e mi travolge inaspettatamente.

Tale elettricità mi lascia basita da un lato, dall’altro piacevolmente carica. Entro in classe in silenzio e chiedo loro, ai ragazzi, ai miei ragazzi; ”Come state”? Do loro il benvenuto e dalle mie labbra fuoriescono le prime parole sulla normalità, la quotidianità, il tutto accompagnato da un respiro di sollievo che meglio esprime la consapevolezza di essere usciti da un lungo tunnel, terminato il quale finalmente la luce, la forza interiore che ci ha consentito di proseguire lungo un cammino intralciato da profonde insenature.

Per me l’ascolto è stato preminente, dagli occhi dei ragazzi traspariva la gioia, ma più di tutto la titubanza, forse perché increduli di essere tornati a scuola, dopo tanta distanza da un mondo che è quello della scuola ormai intriso di criticità, ma dove si sviluppano le menti, si formano gli animi, si evolve il pensiero logico-razionale, quasi impensabile realizzare ogni singolo processo che individualizzi l’essere umano, stando distanti. Dai volti qualche sorriso, ma l’apatia è superiore ad ogni altra emozione o percezione.

Mi dirigo verso i banchi dietro i quali siedono gli studenti, abbandono per un istante la postazione del docente, desidero guardarli da vicino, leggere i loro sguardi, carpire le loro espressioni, cercando inesorabilmente di cogliere i motivi che spiegano i loro volti quasi assopiti, per così dire spenti, mi si appanna il cervello e mi sento stordita, desidero comprendere se hanno ancora qualche stimolo o motivazione ad apprendere e a conoscere i linguaggi del mondo.

E’ faticoso, mi dicono i ragazzi, tornare dopo due anni di didattica a distanza, lontani dagli ambienti che non sempre rispondono alle esigenze dei ragazzi, mi dicono che si sentono in prigionia, perché coperti da mascherine, non liberi di potersi muovere, di affiancarsi liberamente al compagno di banco, di uscire insieme durante la ricreazione, di scambiarsi effusioni amichevoli, legati ai loro posti come automi che vengono fuori da un libro di fantascienza.

“Cosa vi aspettate da quest’anno scolastico?” Vuoto assoluto, buio, confusione esprimevano chiaramente poche aspettative, non entusiasti all’idea di un ritorno alla normalità ed io, educatore e formatore, ho ritenuto doveroso incoraggiarli ed avere speranza, amena spettatrice di tutto questo, li esorto a non abbandonare l’obiettivo che deve tenere testa al loro percorso scolastico e formativo e che solo può dare loro un senso a tutto l’iter che giorno dopo giorno percorrono e non che sia facile uscire o dimenticare il passato che poi passato ancora non è.

Quale scuola desiderare quest’anno che è e che sarà indubbiamente un anno innovativo, diverso per spirito e per sostanza, è vero si ritorna un po’ sgomenti e reduci di un qualcosa di cui ancora oggi ci si chiede l’origine, lasciando un segno all’umanità, ma che sarà delle giovani vite, dei bambini e degli adolescenti che si son visti sottrarre un pezzo insostituibile della loro esistenza che inaspettatamente ha preso una piega differente.

Concludo con l’auspicio di risollevare gli animi dei nostri ragazzi, invitandoli a ritrovare la speranza e la fiducia in se stessi e nelle istituzioni. Risvegliamoli, riaccendiamo la fiaccola della vita, ripartiamo da dove eravamo arrivati, non lasciamo che l’emergenza svilisca gli animi e gli intelletti, ritengo che in qualsiasi momento tutto si possa rivoluzionare, così da poter rinnovare profondamente e radicalmente l’attuale stato delle cose.

“Perché, lungi dai colpi e dai conflitti,

Comodamente d’ingrassar soffrite,

Baritonando ai poveri coscritti

“Armiamoci e partite?”

di Olindo Guerrini

“Armiamoci e partiamo”

Foto di EB Pilgrim da Pixabay 


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