DAD E DDI: QUALE DIFFERENZA?

Scritto da il 23 Agosto 2021

La Didattica a Distanza (DAD) e la Didattica Digitale Integrata (DDI) sono due strategie didattiche diverse. E la differenza sta proprio in quell’aggettivo “integrata”.  Con questo mio l’intenzione di chiarirne la differenza, a chi ancora naviga nella nebulosa dei due sistemi.

La DAD è stata adottata, con il Decreto Legge n. 19 del 25 marzo 2020, per consentire agli studenti di ogni ordine e grado di proseguire il proprio percorso di studi nonostante la chiusura “fisica” delle scuole durante gli ultimi due anni scolastici, a causa della pandemia da COVID-19.

È poi divenuta un obbligo con il Decreto n. 22 dell’8 aprile 2020, che così recita: “A seguito dell’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2, il personale docente assicura le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione con l’obbligo di attivare la Didattica a Distanza attraverso l’organizzazione dei tempi di erogazione, degli strumenti tecnologici, degli aiuti per sopperire alle difficoltà delle famiglie e dei docenti privi di sufficiente connettività”.

Cerchiamo ora di comprendere la differenza tra DAD e DDI.

La DAD presuppone che la scuola abbia chiuso le sue porte fisiche, aprendo così le sue finestre virtuali ad un nuovo modo di fare scuola, attraverso il supporto delle tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione, il cui acronimo più noto è TIC.

Il docente di scuola primaria e secondaria, di primo e secondo grado, si collega attraverso una piattaforma digitale, predisposta dal proprio istituto di appartenenza, alla classe virtuale, proponendo una lezione interattiva, che riporta le stesse caratteristiche della lezione in presenza: interrogazioni, interscambi, dialoghi, verifiche, valutazioni.

Anche i consigli di classe e di interclasse, i collegi dei docenti, gli incontri scuola-famiglia si svolgono con la medesima modalità.

In tal modo si vede salvaguardato il diritto allo studio di ogni studente, in una reale situazione di emergenza sociale.

La DDI, acronimo emerso nell’estate 2020, è intesa non come sostitutiva, bensì come complementare alla didattica in presenza. È lo strumento didattico che consente di garantire il diritto all’apprendimento delle studentesse e degli studenti che, iniziato l’anno scolastico in classe, si trovino nelle condizioni di improvvise restrizioni di mobilità, oppure vivano l’esperienza della quarantena.
La DDI si propone cioè di integrare e supportare la didattica quotidiana, il cui obiettivo primario è l’erogazione in presenza.
Leggendo le Linee Guida pubblicate dal Ministero dell’Istruzione il 7 agosto 2020, cogliamo che la Didattica Digitale Integrata si configura come strumento utile per: gli approfondimenti disciplinari e interdisciplinari; la personalizzazione dei percorsi e il recupero degli apprendimenti; lo sviluppo di competenze disciplinari e personali; il miglioramento dell’efficacia della didattica in rapporto ai diversi stili di apprendimento; la rispondenza a esigenze dettate da bisogni educativi speciali (disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento, svantaggio linguistico, etc.).

Le attività della DDI, come suggeriscono le Linee Guida, devono offrire agli studenti una combinazione adeguata di attività in modalità sincrona, ossia svolte con l’interazione in tempo reale tra gli insegnanti e il gruppo di studenti ( sessioni di lavoro audio-video comprendenti anche la verifica orale degli apprendimenti o lo svolgimento di elaborati e compiti monitorati in tempo reale) e modalità asincrona, ossia senza l’interazione in tempo reale tra gli insegnanti e il gruppo di studenti (attività strutturate e documentabili, svolte con l’ausilio di strumenti digitali, con l’ausilio di materiale didattico digitale fornito o indicato dall’insegnante, visione di videolezioni, elaborazione di materiale digitale, individuale o di gruppo, secondo le consegne e sotto il monitoraggio del docente di riferimento).

Tutto ciò per consentire di ottimizzare l’offerta didattica con i ritmi di apprendimento, avendo cura di prevedere anche sufficienti momenti di pausa.

Riassumendo: la didattica integrata digitale (DID) è tale proprio perché integra digitale e presenza, mentre la didattica a distanza (DAD) è svolta interamente sulle piattaforme digitali.

Possiamo quindi dire che la DAD è una componente della DDI, ma che non si sovrappone ad essa.

Sono state entrambe, senza dubbio alcuno, con pregi e difetti riscontrati, ciò che ha permesso di “salvare” l’erogazione della cultura a livello scolastico nel corso del lockdown.

Noi restiamo, comunque e indubbiamente, del parere che la scuola sia fatta di sguardi, sorrisi, occhiate complici, dialoghi reali e non virtuali.

Ci auguriamo, dunque, che il prossimo anno scolastico 2021/2022 possa svolgersi nella assoluta normalità e tradizionalità di metodi e metodologie, a tutto vantaggio della autenticità e spontaneità dei rapporti umani.

Foto di Katerina Holmes da Pexels


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